FILM BLU: QUANDO IL DOLORE BUSSA FORTE | Diocesi di Trivento

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FILM BLU: QUANDO IL DOLORE BUSSA FORTE

A dieci anni dalla morte del regista polacco Kieslowski, riproponiamo uno dei suoi film più belli e coinvolgenti – Film blu – che fa parte di una trilogia (blu, rosso e bianco) legata ai colori della bandiera francese e agli ideali di libertà, uguaglianza, fraternità. Scegliamo Film blu perché la scrittura, il registro utilizzato per affermare che l’amore è la salvezza dall’abisso, è quella del dolore e della morte. Anche un film – perché no? – aggiunge domande, ma conduce a risposte nella misura in cui esso stesso lenisce il dolore dell’esistenza.

Blu: quando il dolore bussa forte
Film blu è un film bellissimo e struggente. Blu è il colore della libertà: lavorando in Francia, il regista Kieslowski dedica tre film, intitolati ai tre colori della bandiera francese, ai principi di libertà, uguaglianza e fraternità proclamati dalla Rivoluzione francese ed essenziali per la civiltà europea, analizzandoli nella profondità degli individui anziché nelle implicazioni sociopolitiche. Film blu è il primo, ha come protagonista unica Juliette Binoche: stando sullo schermo dal primo all'ultimo minuto davanti a una macchina da presa che la esplora e denuda e le penetra persino nelle pupille, pronunciando pochissime frasi e affidando soltanto all'intensità fisica l'espressione d'un sentimento ineffabile come il dolore, è meravigliosamente brava. Film blu è straordinario per linguaggio, altissimo stile ed emozione soprattutto nella prima parte che racconta l'assoluto e la cognizione del dolore; la seconda parte racconta il ritorno tra gli altri e l'accettazione d'una vita non felice. Film blu inizia e finisce nella musica. Cioè non finisce affatto, perchè un grandioso coro ci investe dallo schermo blu e lascia il finale aperto sulla vita che continua. Nella musica è il punto di partenza, lo svolgimento e la proiezione finale. Un compositore contemporaneo, definito da morto, come si conviene, "uno dei più grandi talenti del nostro secolo", è il fantasma senza lineamenti che muove il racconto. Che a sua volta è racconto non di cose ma di sentimenti, concentrati in Julie Binoche. E Kieslowski sa che la sonda più sottile per entrare nei capillari del sentimento non è la parola ma il suono. I personaggi di "Film Blu" vivono nella musica come feti nel liquido amniotico. Zbignew Preisner, conterraneo e collaboratore di Kieslowski, per "Film Blu" ha confezionato una partitura per grande orchestra, con più pieni che vuoti. Il concerto, nella trama del film, è commissionato per una occasione unica, è il "concerto per l'Europa unita". E le parole cantate dal coro, in greco, sono il famoso capitolo 13 della prima Lettera di San Paolo ai Corinti, conosciuto come inno alla carità.
Film Blu è dedicato alla libertà ed è una riflessione sulle ragioni dell'amore, che rende schiavi e rende liberi. Julie, la protagonista, dopo la tragedia e la morte, riacquista nuova consapevolezza sul significato dell'essere libero, attraverso una serie di casi fortuiti, dettati dal destino e, soprattutto, attraverso un personalissimo percorso interiore di negazione e accettazione della propria libertà interiore che si sublima nell'amore. All’inizio, il dolore per la perdita (la morte del marito e della figlia di quattro anni) è enorme e l'annienta, spingendola a rinchiudersi in un isolamento fisico e mentale, nell'erronea convinzione che solo liberandosi dai suoi dolorosi ricordi, solo negandosi ogni sentimento che sia amore, odio, dolore, rabbia, o compassione, riuscirà a ritornare a vivere. Ed è seguendo questa illusione che Julie, devastata dal dolore, sola, senza parole e quasi senza lacrime, incapace di uccidersi, vuole liberarsi d’ogni memoria d’una vita annullata: mette in vendita le case, distrugge la partitura del Concerto a cui il marito lavorava, riprende il proprio nome di ragazza, allontana gli amici, scompare in un quartiere popoloso e popolare di Parigi dove nessuno la conosce, consuma giornate vuote, “ho deciso di fare niente, niente più conta”. Soltanto la musica e l’energia fisica non riesce ad annullare: le note le esplodono in testa a momenti, la vitalità si sfoga in lunghe nuotate, di notte, in un’azzurra piscina deserta.
Non si può fuggire dal dolore dentro, dalla realtà, dalla vita. La ricerca di una inutile negazione di ogni legame terreno e affettivo si traduce sullo schermo in una serie di immagini simboliche e altamente potenti: Kieslowski ci mostra la sua dolorosa protagonista in cerca dell'affetto della madre ormai anziana che, chiusa in una casa di riposo, non riesce a ricordare nulla del passato e non riesce nemmeno a riconoscere la figlia. Questo fatto spinge Julie a ritenere che, l'amnesia dei sentimenti è l'unica forma possibile di libertà e di felicità. E ancora, come non ricordare la scena, dura e dolorosa, in cui Julie trova una famiglia di topi nel suo ripostiglio e la stermina con crudeltà, perché quell'immagine di famiglia risveglia in lei ricordi troppo dolorosi.
E’ davvero questa la libertà? No. Il destino (?), farà in modo che Julie scopra delle verità che la renderanno finalmente consapevole e libera: la donna viene a conoscenza del fatto che il marito morto nell’incidente, aveva un'amante in attesa di un bambino. Alla luce di questa nuova rivelazione Julie ritorna alla vita e dona all'amante di suo marito la villa che aveva messo in vendita e che ora, grazie alla donna e al bambino che verrà, ritornerà ad essere animata di luce e di vita. Non basta. Con l'aiuto di Olivier, segretamente innamorato di lei, Julie completa il concerto iniziato dal marito, suggerendo anche il canto per il coro, tratto dall'inno all'amore di S.Paolo nella prima lettera ai Corinti: "se anche avessi il dono della profezia e della conoscenza, ma non avessi l'amore, non sono nulla; l’amore è paziente e pieno di bontà, sopporta tutto, spera tutto…". Le note del concerto per l'Europa unita, contrappuntate dai versi di San Paolo, danno il senso del percorso interiore compiuto da Julie (resa finalmente libera dall'amore) e concludono un film di grande poesia che ci svela il mistero della vita – e del dolore – attraverso l’abisso di mistero che è l'amore.

Il Regista
Krzysztof Kieslowski
Nasce a VARSAVIA (Polonia) il 27-06-1941, muore a VARSAVIA il 13-03-1996. Intellettuale dalle profonde radici cristiane, si laurea nel 1969 alla Scuola Superiore del cinema di Lodz, dove realizza i suoi primi cortometraggi. Dal 1969 al 1980 svolge un'intensa attività di documentarista. Tra il 1973 e il 1976 realizza per la televisione 'Il sottopassaggio' (1973), 'II personale' (1975) e 'La tranquillità' (1976). Dal 1972 fa parte del Gruppo Cinematografico 'Tor' diretto prima da Stanislaw Rozewicz, poi da Krzysztof Zanussi. Di questo periodo sono i suoi lungometraggi: 'La cicatrice' (1976, suo film d'esordio), 'Il cineamatore' (1979), 'Il caso' (1981), 'Senza fine' (1984). Nel 1980, intanto, vince il premio Fipresci al Festival di Mosca con 'Dilettante' (1979). Nel 1987 gira 'Breve film sull'amore' e nel 1988 'Breve film sull'uccidere', che andranno a comporre due episodi di quello che è considerato il suo capolavoro: 'Il Decalogo', dieci film, ciascuno dei quali su un comandamento, scritti con l'inseparabile sceneggiatore Krzysztof Piesiewicz. Le opere successive, 'La doppia vita di Veronica' (1990), e il trittico sui colori della bandiera francese - 'Film blu' (Leone d'Oro a Venezia nel '93), 'Film bianco' (Orso d'Argento a Berlino nel '94) e 'Film rosso' (1994) - lo consacrano come cineasta di fama mondiale. A conclusione della trilogia il regista annuncia, al Festival di Cannes, la decisione di lasciare il cinema per dedicarsi alla scrittura e alle letteratura. Nel 1995 viene colpito da un primo infarto che, nonostante l'applicazione di un bypass coronarico, si ripete poco dopo portandolo alla morte.
Film Blu vinse il “Leone d’oro” (ex aequo con “America oggi” di Robert Altman) e la “Coppa Volpi” per la migliore interpretazione femminile a Juliette Binoche alla Mostra del Cinema di Venezia (1993). E’ oggi facilmente disponibile in DVD a prezzi contenuti (€ 9,90).

Sac. Angelo SceppacercaRoma, 15 marzo 2007

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