Storia della Diocesi | Diocesi di Trivento

Diocesi

Storia della Diocesi

Il periodo delle origini

Un'immagine della cripta di San Casto sita nella cattedrale di Trivento

Come sempre, quando manca sicura documentazione probativa per sostenere ragionevolmente le origini di una istituzione, gli storici, benchè propensi ad assegnare alla stessa carenza di fonti un ruolo di supplenza intuitiva per avviare la ricerca sull’eventuale remoto rinvio alle radici, tendono, però, per fare scienza e non utopia, ad agganciarsi a qualche convincente punto di partenza, pure se tardivo, per formulare ipotesi, che, superandosi a vicenda negli esiti parziali consentano, nel tempo, di pervenire ad acquisizioni sempre più prossime alla verisimiglianza obbiettiva.
E’accaduto altrettanto per individuare l’epoca d’origine della Diocesi di Trivento e, nel corso di secoli, si son susseguite ben cinque ipotesi sulla vexata quaestio:

Dalla prima, che, attingendo da un tardivo e fabuloso Codice Casanatense n.417 1 redatto nel secolo XIV, azzardò di porla, per eccesso, in era apostolica, con un leggendario S.Casto inviato vescovo a Trivento , nel I° secolo, da Papa S. Clemente, terzo successore di S.Pietro, poi, scientificamente dimostrato documento spurio dai Bollandisti a quella che, facendo testo anche nell’Annuario Pontificio, la poneva, per difetto, certamente esistente nel sec. XI.
Ora finalmente il secolo é stato retrodatato almeno al X, in considerazione di altre bolle parimenti superstiti ed a firma di Gregorio V(998), Giovanni XIV(993) Giovanni XIII(969) e di Agapito II nel 947, ove, benché senza precisa datazione, si rinvia con un sintomatico ‘antiquitus’ alla maggiore vetustà delle origini.
Tale certa documentazione, tuttavia, se vale ad attestare la sicura esistenza della Diocesi Triventina nei suddetti secoli X ed XI quale suffraganea di Benevento , non conferisce affatto a dimostrare che lo ‘antiquitus ...’ delle ‘origini’ possa riferirsi a quel periodo.
Né maggiore credito hanno riscosso al vaglio della critica storica altre due ipotesi che, stimolate dal rinvio ad epoca precedente evocata soprattutto nella bolla di Agapito II, hanno indagato a ritroso, approdando a collocare le ‘origini’ verso la fine del sec.VI connettendola con l’estinzione della Diocesi di Alfedena , oppure alla fine del sec.V, con correlazioni alle prime espansioni bizantine nell’ Italia Meridionale da taluni, però, confuse con la loro ripresa nel sec. X.
Una quinta e più recente ipotesi, che individua le origini della Diocesi durante la prima metà del sec. IV, é stata accreditata dalla critica come la più attendibile e verosimigliante sia per la logica conseguenziale e non contraddittoria delle più valide argomentazioni addotte, sia per la plurima natura delle fonti archeologiche ed epigrafiche oltre che storiche dalle quali sono dedotte, in correlazione con molteplici e rilevanti accadimenti di quell’epoca:

Un'affresco della cripta di San Casto sita nella cattedrale di Trivento

* L’ultima persecuzione dei cristiani voluta da Diocleziano nel 304, cui é connesso il martirio di un SAN CASTO, larinate e fratello degli altri due martiri frentani, i SS. Primiano e Firmiano, acclamato primo ‘vescovo’ di Trivento e le cui reliquie, per nulla affatto confondibili con quelle dei cosiddetti ‘martiri africani il cui culto ebbe larga diffusione nell’Italia meridionale’, rasferite, poi, dall’anfiteatro di Larino, teatro della morte, a Trivento e collocate al posto dell’ara pagana dedicata a Diana, diedero luogo non solo alla sua venerazione da parte della prima comunità cristiana di cui era stato evangelizzatore dopo la ripresa della riforma augustea compiuta da Papa S.Fabiano nel III sec., ma anche a quel vero e proprio.

* Inizio della fine del Municipio Romano di Trivento che sfaldandosi in quell’epoca per l’incremento dei cristiani nel Sannio pentro-frentano, fu sostituito dall’istiistituzione ecclesiastica della Diocesi corrispondente al perimetro giurisdizionale di quel Municipio.
*L’edificazione del primo ‘Oratorio’ di culto cristiano intorno alle reliquie di San Casto, riscoperto e reso agibile solo nel 1928 come ‘Cripta’ dell’ abside dell’ attuale sovrastante Cattedrale terminata nel 1076 e dedicata ai SS. Nazario e Celso e quindi, nel 1726, anche al papa martire S. Vittore I, associati a S. Casto come Compatroni della Diocesi.

* L’edificazione, distinta, di un paleocristiano Battistero ovale, ‘per immersione’, evocato nell’Epistola di Papa S.Leone Magno ai Vescovi del Sannio nel 459 o 461, e relativa a prassi liturgiche abusive introdotte e sedimentate nei secoli precedenti circa la celebrazione di alcuni sacramenti. Il manufatto, poi, come lo fu per secoli il primo Oratorio-Cripta, é rimasto coperto dalla sovrastante pavimentazione della Cattedrale e, tornato alla luce, per breve tempo, durante gli scavi operati tra il 1980 e 1984, é stato risepolto, sotto il rinnovato pavimento all’altezza dell’ingresso ed al centro dei primi due pilastri dell’inizio della navata centrale.


Dall'Alto Medioevo ad oggi

un'immagine della cattedrale di Trivento

Dalla fine del sec. IV ai nostri giorni, l' evoluzione territoriale, giurisdizionale, amministrativa e pastorale della Diocesi, coincise con i seguenti principali avvenimenti:
nel 392: S.Ambrogio, pregatone dall'amico S.Paolino da Nola, infermo, presiede, a Capua, un Sinodo di Vescovi della Campania e del Sannio e nel 395, da Milano, ove erano state scoperte le reliquie dei SS. Nazario e Celso, ne invia alcune a S.Paolino perché provveda a distribuirle, in edificazione, alle piccole comunità cristiane rappresentate e conosciute al Sinodo di Capua. Ne si inviano anche Trivento per mezzo del presbitero Ferdinando che vi resta e che da quella comunità sarà poi acclamato successore del San Casto alle cui reliquie egli associa in venerazione quelle dei SS. Nazario e Celso da lui portate.
Durante il V secolo: la comunità cristiana triventina si stabilizza nel perimetro dell'ex Municipio romano compreso entro l'ambito geoantropico più interno della costa adriatica e più montuoso del Sannio Pentro, tra i fiumi Trigno e Biferno.

Agevolati dall'origine e prima diffusione dei Cenobi Benedettini Cassinesi, i cinque Vescovi: Costanzo, Respetto, Lorenzo, Siracusio e Savino, ricordati nella documentazione del secolo, s'adoperano per edificare i primi Oratori di culto liturgico soprattutto per Battesimo ed Eucarestia, nella Sede (Cripta) e nei più popolosi agglomerati del territorio, correggendo gli abusi segnalati dal S. Leone Magno.

Nei secoli VI e VII: forse per le prime incursioni barbariche, forse per frizioni intercorse tra i Benedettini e la Diocesi di Trivento, in contesa per l' annessione del territorio dell'estinta Diocesi di Alfedena, provvisoriamente ceduto dal Duca di Spoleto al Vescovo di Ancona e da lui affidato ai monaci Cassinesi; forse per l' uno e l' altro motivo, nella documentazione storica non é rimasta altra memoria che del solo vescovo triventino Propinquo; ma la serie non dovette interrompersi se, di fatto, il territorio diocesano si espanse fino al fiume Sangro annettendosi Alfedena e Castel di Sangro rimaste alla Diocesi fino al 1977, allorchè, smembrate da essa, furono aggregate alla diocesi di Sulmona.

Nei secoli VIII-IX-X : la competizione tra longobardi del Ducato beneventano e bizantini; lo sciamare continentale d'una colonna di ungheri; l'imperversare, in Adriatico, dei saraceni, segnarono il faticoso assestarsi territoriale della Diocesi che risulta pastoralmente contraddistinto dallo zelo di sei vescovi di cui la storia ha conservato i nomi Grigo, Valeriano, Paolo, Crescenzio, Domenico e Leone.
Nonostante la frenante suffraganeità ai non sempre esemplari Metropoliti bene-ventani che, talora, la considerarono possesso feudatario ... fino a farne destituire un settimo denunciato quale intruso, riuscirono, tuttavia, a ripristinare intesa soprattutto con i Benedettini Vulturnensi protetti dai longobardi convertiti; ad ospitare Monaci Basiliani, con la cui collaborazione provvidero a promuovere ed incrementare l'evangelizzazione attraverso: l'ampliamento dell'Oratorio della SeSede vescovile (Cripta) divenuta uno dei primi esemplari locali di stile romanico artisticamente ricco di pilastri, colonne, basi e capitelli ornati nonché di affreschi parietali, dimostrativi oltre che della crescita spirituale dei fedeli e del gusto artistico delle maestranze, anche dello sviluppo economico, peraltro confermato dalle numerose grange cenobitiche, monasteri e chiese gestite dai suddetti religiosi, fra cui quello celeberrimo della Madonna di Canneto sul Trigno.

Dal secolo XI al Concilio di Trento sec. XVI (1562-1564),la cronistoria della Diocesi registra le figure piuttosto circostanziate di ben trenta vescovi fra i quali Raone e Tommaso Carafa, ai quali si deve il distacco definitivo della Diocesi dalla suffraganeneità beneventana; l'espansione territoriale della Diocesi sulla sponda sinistra del Trigno in territorio abruzzese durante l'unificazione delle cinque Contee di Sangro, Pietrabbondante, Agnone, Castiglione Messer Marino e Trivento nell'unico Stato Borrellense con acquisizione di oltre una trentina di chiese e santuari compresi in quella dozzina di parrocchie, tuttora in provincia di Chieti, ma di giurisdizione ecclesiastica triventina che annoverò tra i suddetti presuli di cui, dal sec. XII in poi, si possiede la serie completa, un Luca ed un Pietro dell'Aquila che, oltre ad essere degli ottimi teologi, morirono in fama di santità.

Dal sec.XVI ad oggi: il perimetro estensivo della Diocesi, fatta eccezione per il sofferto smembramento delle due suddette parrocchie di Alfedena e di Castel di Sangro, é rimasto sostanzialmete integro nell'estensione di 1.234 Kmq. delle cinquantotto superstiti parrocchie, nonostante le ripetute ventilate voci relative alla imminenza della soppressione, per falcidiante spopolamento d'emigrazione verificatosi, come altrove, nel periodo postbellico.
Magnifiche figure di dottissimi Pastori si avvicendarono nell'ininterrotta serie d'altra quarantina anche dal Concilio di Trento in poi, fra cui quelle di Giulio Cesare Mariconda che provvide all'istituzione di uno dei primi Seminari d'Italia e dei suoi successori Paolo Bisnetti, Antonio Tortorelli ed Alfonso Mariconda che vi celebrarono, in prosieguo di tempo, i primi tre Sinodi diocesani con le cui sagge costituzioni pervenute fin a noi, si provvide a regolare e disciplinare la vita ed i costumi del clero e dei fedeli tra i marosi del feudalesimo nornanno, angioino ed aragonese. Né mancò, tra loro, l'esemplarità virtuosa di autentici santi ed asceti come Antonio Tortorelli, Benedetto Terenzio, Luigi Agazio e di tanti altri promossi dalla Sede Apostolica a maggiori Archidiocesi metropolitane oppure richiesti per la diplomazia pontificia come Carlo Pietropaoli e Geremia Pascucci.

Sicché, la saggezza dei Romani Pontefici, prendendo atto della rara compattezza geoantropica del territorio e, soprattutto, dell'intensa pratica di fede professata dagli attuali sessantamila residenti, pastoralmente assistiti dallo zelo dei 72 preparati sacerdoti, per lo più diocesani e dalla generosa collaborazione di 65 religiose di varie Congregazioni, ha provveduto a coronare, con la recente elezione di S. E. Mons. DOMENICO SCOTTI, del clero teatino, la serie dei ben 83 Vescovi succedutisi sulla veneranda cattedra ‘insignis et antiqua' di San Casto, nella città di Trivento.

Autore
Mons. Vincenzo Ferrara

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