Domenica 8 Novembre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 8 Novembre

Liturgia: 1Re 17, 10-16; Sal 145; Eb 9, 24-28; Mc 12, 38-44Domenica 8 NovembreDiceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Protagoniste della Liturgia di oggi sono due vedove, povere e generose. La miseria della donna di Sarepta è commovente. Non ha più nulla, aspetta solo la morte che arriverà per fame. Elìa chiede a quella vedova le ultime cose rimaste: un pugno di farina e un dito d’olio, ma le promette che nella sua casa non mancheranno mai più. La donna crede al profeta che parla a nome di Dio e gli impasta l’ultima focaccia.
La vedova di Sarepta ha per futuro la morte, ma non si rannicchia disperandosi. Crede ancora che Dio può capovolgere le condizioni degli uomini. Ha il coraggio della fede ed è libera di donare l’ultimo resto. Questa donna povera è così forte da mettere in crisi ogni nostra opinione sulla misura della condivisione. Non si è chiesta se Elìa avesse proprio bisogno o se “ci marciava”. La promessa che farina e olio non sarebbero mai più mancati è venuta dopo.
Non sappiamo se identica promessa del “centuplo” futuro sia stata fatta alla vedova del Vangelo. Anche lei “nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.
Riguardo ai beni spartiti, Gesù non indica “il di più”, quello che avanza ed è residuo di abbondanza, ma il necessario, pure quando è meno di una porzione. Anche la vedova del Vangelo si affida alla manna per smorzare l’angoscia sul niente che le resta per vivere. Il suo “venire” al tempio finisce in un gesto che pare abituale, ordinario; lo fa in silenzio, senza che nessuno glielo abbia suggerito, senza pensare di essere osservata. Gesù un giorno aveva detto che l’elemosina si fa proprio così, in segreto, quasi di nascosto. Il segreto del dono difende la dignità del povero che riceve. Il segreto permette la ricompensa della manna dal cielo perché, come dice Gesù, “Il Padre tuo, che vede nel segreto ti ricompenserà”. Non c’è più il caso, la fortuna, ma un padre della misura di Dio.
Gesù si riconosce nel gesto della vedova. Anche lui si sta preparando alla morte. Ha consumato tutta la sua esistenza, non trattenendo nulla per sé. Gli rimangono ormai solo “due spiccioli” di vita, che presto offrirà sulla croce. Sul calvario i carnefici tireranno ai dadi la sua tunica e si spartiranno i vestiti.

Angelo Sceppacerca

Mons Angelo Sceppacerca8 novembre 2009
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