28 Marzo - Domenica delle Palme e della Passione del Signore | Commento al Vangelo

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28 Marzo - Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Liturgia: Is 50, 4-7; Sal 21; Fil 2, 6-11; Lc 22, 14-23,5628 Marzo - Domenica delle Palme e della Passione del SignoreChi oggi va a messa, vedrà che si inizia fuori dalla chiesa, con la processione delle palme, segno liturgico del trionfo del Signore e introduzione al racconto della sua passione.

Tutti a chiedere spiegazioni sul dolore e sulla sofferenza, dimenticando che “Dio non è venuto a spiegare la sofferenza: è venuto a riempirla della sua presenza” (Paul Claudel). Si esce dall’agonia e dall’angoscia solo alla condizione di trovarvi Dio. I cristiani, allora, non sono inviati nel mondo come ambasciatori della croce, ma come testimoni della sua resurrezione, di un amore così grande da superare ogni dolore e attraversare ogni morte. Un amore “fino alla fine”.

Istruzioni per l’uso e la lettura sono quelle riportate dall’evangelista Luca: pregare per non soccombere nella prova. Un imperativo messo all’inizio e alla fine del racconto evangelico.

Più forti sono la fatica e la lotta
, l’agonia e l’angoscia, più vigorosa si fa la preghiera. Gesù si aggrappa al Padre per vincere la gara decisiva. Agonia non è solo angoscia, è la tensione dell’atleta prima della gara e del soldato che combatte per la vita contro la morte. Una lotta che ha nel Getsemani il luogo del massimo spasimo, quello degli ultimi metri nella corsa. E Gesù è colto così, teso fino allo spasimo.

Sant'Ambrogio coglie nel segno
e dice che Gesù “non ha preso l’apparenza dell'incarnazione, ma la realtà: doveva quindi prendere anche il dolore, per trionfare sulla tristezza, non per sfuggirla” al punto tale che “la Passione del Signore ha degli imitatori, non degli uguali”. Un particolare fra i molti. Quanta dolcezza mostra Gesù verso lo stesso Giuda: “con un bacio tu tradisci il Figlio dell'Uomo”, come a dire “mi tradisci con un segno dell'amore?”.

Anche la debolezza di Pietro è un insegnamento per tutti
. La sua fragilità mostra l’impossibilità di resistere contando solo sulle nostre forze. Le lacrime di pentimento di Pietro lo trasformeranno e ad uno che sembra di non saper condurre neppure se stesso, verrà affidato il compito di guidare gli altri fratelli. Le lacrime di Pietro solo quelle di chi, nella Chiesa, arriva a pentirsi dei peccati. Ha iniziato il ladrone santificato sul palo e ancora inchiodato al legno. Gode della promessa del Signore in modo immediato, “oggi stesso”.

Angelo Sceppacerca

Mons Angelo Sceppacerca28 marzo 2010
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