Domenica 17 Ottobre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 17 Ottobre

Liturgia: Es 17, 8-13; Sal 120; 2Tm 3, 14-4, 2; Lc 18, 1-8Domenica 17 OttobreDiceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

La vedova è l’ultimo anello, allora e ancora oggi in molte parti. Non possiede nulla, senza diritti e senza protezione, proprietà del marito e senza di questi non ha più alcuna fonte di sostentamento. Le strade dell’India, e non solo, sono piene di vedove che chiedono l’elemosina per sopravvivere, quando non scampano alla terribile usanza di doversi gettare nel rogo in cui arde la salma del marito. Pur non avendo nulla, la vedova del vangelo non è rassegnata al suo destino; ha coraggio e fame di giustizia. E la troverà.

L’argomento non è la vedova che importuna un giudice (sarebbe un titolo da prima pagina!), né il giudice che si decide a rispondere alla giusta supplica di quella donna (sarebbe comunque una bella notizia). Qui si parla della necessità di pregare sempre. Gesù insegna che la preghiera, per essere efficace, deve essere perseverante e piena di fiducia. Se perfino un giudice disonesto, alla fine si deciderà a rispondere ad una vedova seccante e invadente, a maggior ragione Dio ci ascolterà se lo cerchiamo senza stancarci.

Il protagonista della parabola è Dio, non la vedova; lui è il giudice onesto, pronto a fare giustizia ai suoi eletti. La sete di giustizia e il desiderio del bene che si vede sconfitto, percorrono tutto questo vangelo. Che Dio faccia giustizia nella storia è certo, quello che manca, è “la fede sulla terra”.

Sempre”,è la risposta alla domanda: “Quante volte pregare?”. Come l’amore, la preghiera è oltre il calcolo e non consiste nel moltiplicare le parole. Dove ci sono uomini e donne capaci d’amore trovi anche questa preghiera incessante, sia in Oriente che in Occidente. Conosco monache e monaci che tendono con tutto il loro essere a vivere sempre al cospetto di Dio. Un grado di vita spirituale proponibile e possibile a tutti, non solo a quelli che fanno professione esplicita di vita monastica. Se continuo è il desiderio di Dio, ininterrotta è pure la preghiera. Il desiderio di Dio resta vivo, anche mentre si fanno altre cose che sono pur sempre la sua volontà.

Gesù pregava sempre: di giorno, sul far della sera, al mattino presto e a volte per l’intera notte. La preghiera come trama del tempo, ma anche come tempo speciale, riservato. I cristiani hanno un giorno singolare per la celebrazione e la preghiera, la Domenica, tempo comandato per il riposo e la fraternità.

Così pregava Agostino: “Giunga a te la mia preghiera che guizza come saetta dal desiderio che nutro per i tuoi beni eterni. Io la innalzo al tuo orecchio: aiutala, affinché ti raggiunga e non venga meno a metà della sua corsa, né ricada a terra o vada perduta. Anche se per ora non mi vedo arrivare i beni che chiedo, sono tranquillo, perché so che verranno più tardi”.Mons Angelo Sceppacerca17 ottobre 2010
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