Commento al Vangelo
5 Dicembre - II Domenica di Avvento
Liturgia: Is 11, 1-10; Sal 71; Rm 15, 4-9;Mt 3, 1-12In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».Giovanni il grande. Il vangelo oggi lo mostra incastonato nel progetto della storia della salvezza. Giovanni è grande, per le parole profetiche che lo avevano annunciato e per quelle da lui stesso gridate, nel deserto, con forza di fuoco e di vento! Il luogo della sua predicazione è il deserto, vasto spazio di penitenza, ma anche lungo itinerario dei padri verso la terra promessa, in quaranta anni vissuti tutti nelle mani della paziente bontà di Dio che li ha nutriti, dissetati, condotti, illuminati, ammoniti e puniti, sostenuti e salvati.
Convertitevi, mutate pensiero, fate penitenza, cambiate condotta. E’ possibile se si parte dalla consapevolezza di essere bisognosi di salvezza a causa della nostra radicale inadempienza di fronte alla santità di Dio. Convertirsi sentendosi poveri: unendo umiltà a speranza, confessione dei peccati ad attesa di salvezza. Nel deserto non ci si passa; ci si trova.
Giovanni Battista in quattro parole: prima, senza, giustizia, ricerca.
Prima. Lui è il precursore, quello venuto prima. Prima nell’esperienza di molti discepoli, prima nel tempo del ministero, prima nella storia della salvezza, concepito e venuto alla luce sei mesi prima di Gesù. Così siamo anche noi cristiani, primizie della creazione nuova, pionieri di un mondo nuovo, annunciatori di qualcuno che continua a venire. Anche a noi la missione della praeparatio evangelii, lavorare perché le strade del Signore che viene siano pronte, agibili, senza buche e senza dossi.
Senza. Il legame tra Gesù e Giovanni è indissolubile. Come puoi separare la voce dalla persona? Senza Gesù non ci sarebbe Giovanni, senza Giovanni non ci sarebbe stato Gesù. Anche per noi. Possiamo esistere senza il Signore Gesù? Può un uomo vivere senza Dio e definirsi senza riferirsi a Lui? È la dimensione umana dell’annuncio cristiano: senza il Dio di Gesù Cristo non sappiamo dire che cosa è l’uomo. E di seguito: la vita di ognuno è legata a quella degli altri; siamo definiti dal rapporto con i fratelli e le sorelle, da chi abita la terra e la storia che anche noi abitiamo.
Giustizia. Alle folle Giovanni chiedeva di dare una tunica e dar da mangiare; ai pubblicani di non esigere troppo, ai soldati di non maltrattare, a tutti la giustizia. Giovanni è esigente. La giustizia esige lavori, è pratica, concreta, si fa, risponde a domande precise, che dobbiamo fare? E le risposte sono altrettanto chiare: condivisione, legalità e non violenza. È la conversione che porta frutto.
Ricerca. Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere di Gesù, gli manda i discepoli a porgli domande. Il volto di Giovanni e scavato dalla vita rude e dall’ascesi radicale. Ha i tratti di chi cerca, di chi aspetta che giunga la speranza di Israele. La ricerca di Giovanni è più affascinante di quella di Siddharta, più nuda di quella di Diogene.Una ricerca totale e mai finita, pronta sempre all’imprevisto di Dio. Anche noi lo attendiamo, insieme ai poveri e agli oppressi del mondo, agli infermi e ai sofferenti nei letti di ospedale, ai calpestati nei diritti, ai perseguitati per la fede, ai nuovi martiri cristiani.Mons Angelo Sceppacerca5 dicembre 2010