Domenica 9 Ottobre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 9 Ottobre

Liturgia: Is 25, 6-10a; Sal 22; Fil 4, 12-14.19-20; Mt 22, 1-14Domenica 9 Ottobre Dalla vigna (il vangelo di domenica scorsa) al banchetto nuziale: in quella il possesso ottenuto con la rapina spinge all’omicidio del figlio; anche in questo il rifiuto degli invitati è capace di uccidere. Sia la vigna che il banchetto dicono la storia tra il dono di Dio e il nostro rifiuto. Solo la festa delle nozze è capace di strapparci al dramma della solitudine che ha nella morte la sua ultima uscita. Diversa è la morte del Figlio. La sua croce ha portato le nozze tra Dio e l’umanità. Solo un amore così forte da dare la vita è capace di vincere la morte e di apparecchiare il banchetto nuziale.

Per il rifiuto dei servi, il padrone diede la vigna a un altro popolo; per l’assenza dei primi invitati il re convoca altri che non erano stati chiamati. Non conta che siano “buoni o cattivi”; importa che accettino l’invito, che “entrino”, anche all’ultima ora. Il segno di questa adesione alle nozze del Figlio è proprio l’abito nuziale, l’essere “rivestiti di Cristo”. Non indossarlo è rifiutare il dono.

Il regno dei cieli non è simile a un re, neppure a un banchetto o a una festa di matrimonio. Il regno dei cieli è simile a tutto questo preso insieme: è simile al rapporto fra il re e suo figlio, all’amore del padre che desidera fare festa. Il regno dei cieli non è una cosa, ma una relazione di amore che apre alla gioia e alla comunione.

I servi mandati dal re sono i profeti durante la storia di Israele, ma sono anche i missionari di oggi e quelli che portano l’invito alla festa dicendo che “il regno dei cieli è vicino”. Sono servi obbedienti, perseveranti, fedeli fino al dono della vita. “Tutto è pronto”, manca solo la risposta degli invitati, la loro presenza. La festa non dipende dagli invitati, la festa è nel cuore e nella volontà del re e la festa comunque si farà. “Buoni o cattivi” sta per tutti; dunque, tutti hanno diritto all’invito perché tutti sono dentro l’unico amore del Padre.

L’insegnamento è chiaro, e lo fu subito anche ai farisei che ascoltavano e che “si ritirarono in consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi” (v. 15): il Signore dice che c’è una festa – disertata da coloro che erano stati invitati per primi – e che Dio non si stanca di cercare chiunque, buono o cattivo, facendolo degno di stare alla sua mensa. Dio gode della nostra compagnia. Dalla storia universale del rapporto di Dio con l’umanità, alla nostra storia personale: cerchiamo di presentarci con la veste nuziale al banchetto del re, l’Eucaristia. La veste nuziale è quella del battesimo, ma anche la grazia del sacramento della riconciliazione, il desiderio del bene che ognuno porta in sé.Mons Angelo Sceppacerca9 ottobre 2011
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