Domenica 3 Giugno - Santissima Trinità | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 3 Giugno - Santissima Trinità

Liturgia: Dt 4, 32-34.39-40; Sal 32; Rm 8, 14-17; Mt 28, 16-20Domenica 3 Giugno - Santissima Trinità Siamo alla fine ed è un grande inizio. Chiude il Vangelo di Matteo con una scena intima e commovente. L’ultimo saluto del Signore, il dubbio dei discepoli, la forza delle promesse, il coraggio del mandato universale, il sigillo del Dio unico e trinitario, la consolazione che Gesù sale, ma resta fino all’ultimo giorno insieme a noi perché lui è l’Emanuele.

Colpisce il persistere del dubbio dei discepoli, nonostante abbiano il Risorto dinanzi agli occhi. Forse il dubbio era per le parole delle donne; infatti poi ci sono andati in Galilea – dove tutto ha preso inizio – e Gesù li ricompensa con la promessa di restare “fino alla fine del mondo”, ben oltre la loro stessa vita. E’ lo Spirito che li rassicura. Ancor più la presenza del Signore, così come è la sua assenza a far paura, a smarrire.

Gesù ha “ogni potere in cielo e sulla terra”. Quale potere? Lui è il maestro che edifica, che si muove verso tutti i popoli per farne discepoli. Un potere trasmesso ai discepoli, che, però, restano tali. Vivissimo è il contrasto tra la fragilità dei discepoli e la pienezza di potenza data a Gesù dal Padre, frutto prezioso e definitivo del sacrificio di Pasqua. Una potenza che seguirà i discepoli, accompagnandoli, nella missione di far discepoli, battezzare ed insegnare ad osservare.

I discepoli lo vedono come Egli è, come nella trasfigurazione. Lo adorano e gli si prostrano innanzi in gesto di comunione, di consegna e di abbandono fiducioso. Sanno di non avere nulla perché tutto ricevono da Lui.

Noi siamo i battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ogni giorno facciamo memoria del nostro Dio col segno di croce e in tutte le preghiere. Nessun uomo ha vita piena se non è immerso nell’amore divino, nell’amore e nella vita di quel Dio che è Padre, che è Figlio, che è Spirito Santo!

Gli apostoli non hanno usato il termine Trinità. Il bisogno di avere una sola parola per dire la fede nelle tre Persone è venuto con la nascita di alcune eresie. Gli apostoli però sapevano comunicare la fede nel Padre che Gesù ha fatto conoscere col suo amore fino a dare la propria vita e che noi possiamo chiamare Abbà, la fede nello Spirito che Gesù ha ricevuto dal Padre al Giordano e riconsegnato sulla croce, la fede in Gesù, Figlio di Dio, datore di vita e di salvezza col perdono dei peccati.Mons Angelo Sceppacerca3 giugno 2012
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