Commento al VangeloDomenica 11 AgostoLiturgia: Sap 18, 6-9; Sal 32; Eb 11, 1-2.8-19; Lc 12, 32-48 La fede porta la vita buona e scaccia la paura di essere e sentirsi poveri; il piccolo gregge di per sé conta poco, ma conta perché il Padre ci ama e ci ha dato il suo Regno. La ricerca di Dio, allora, viene prima di tutto, è la strada da prendere. Le cose sono date come extra, in sovrappiù. Il Regno che bisogna cercare è la comunione col Padre e con i fratelli, dando le proprie ricchezze in misericordia, in relazioni, vedendo la persona che abbiamo davanti.Il padrone torna dalle nozze e bussa; poi entra, si cinge e serve. Anche nell'Apocalisse dice che busserà alla porta. È un Signore molto mite. Torna dalle nozze. Penso a Gesù dopo le sue nozze sulla croce. Il servo fedele aspetta il padrone anche quando tutti dormono. Il cristiano aspetta il Signore che viene. La cintura ai fianchi è la tenuta di lavoro, di servizio e di viaggio prescritta per la cena pasquale. Il mistero di pasqua, di morte e resurrezione, in fondo si compie in una veglia. Di notte, ma non al buio. Ci sono le lucerne accese, le lampade della fede che fanno santa questa notte.Il discorso sulla fine non è escatologico, ma colpisce il quotidiano. Il senso della vita è nell'attesa perché alla fine si invertiranno le parti. In quest'attesa conta la volontà del "padrone", la libertà dalle cose e la loro corretta amministrazione. Il tradimento del servo parte dal cuore quando presume di avere potere di maltrattamento perché il padrone tarda a venire.I figli hanno un altro rapporto con i beni del Padre: non sono il fine, ma il mezzo. Il dare è l’unico mezzo per avere un tesoro che non è oggetto di affanno e angoscia, perché tutto viene dalla paternità di Dio. L’accumulo non sazia. Anche la propria fine è accettabile quando è sentita come ritorno alla casa del Padre, termine della fatica e inizio del riposo.I discepoli saranno sempre un piccolo gregge e in quanto figli del Padre usano i beni e il denaro non come l’eredità che divide i fratelli avidi, ma come dono che li unisce. Anche l’elemosina va vissuta come giustizia e misericordia. Diritti e i doveri non sono uguali: i primi si misurano in base a quanto occorre ad ognuno, i doveri a quanto uno possiede. Il sogno della terra promessa è quello in cui nessuno è bisognoso.Le borse servono. Non per riempirle delle ricchezze di questo mondo, ma per custodirci quelle del Regno. In esse si conserva solo quello che ne esce. Il tesoro è ciò che diamo e che non si perde neppure nella morte.Mons Angelo Sceppacerca11 agosto 2013