Domenica 30 Novembre - Prima di Avvento | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 30 Novembre - Prima di Avvento

Liturgia: Is 63, 16-17.19; 64, 2-7; Sal 79; 1Cor 1, 3-9; Mc 13, 33-37Domenica 30 Novembre - Prima di Avvento Anche il Figlio di Dio, come noi, non conosce l’ora e, con noi, veglia. Rimanere svegli è segno di responsabilità perché, avendo ricevuto il potere e i compiti dal Signore, è nostro dovere essere attenti, pronti, attivi e operosi. Abbiamo molto da fare, ma per questo ci è stata data la giusta potenza e capacità di compiere l’opera.

Ma questa è la fede! Il tenere gli occhi aperti è la coscienza dell’assoluta signoria di Dio e della nostra accoglienza. L’opera non mi appartiene, mi è stata affidata. Altro che fede ingenua e irresponsabile, tanto c’è Dio! La fede è umile perché siamo servi, ma dichiara la nostra condizione di figli di Dio. Non è fuga dalla storia, ma piena immersione in essa. Il fatto di non sapere quando il padrone di casa ritornerà, fa sì che ogni tempo diventa il tempo di Dio perché tempo della sua presenza e tempo per il nostro servizio. Essere immersi nella storia significa avere responsabilità e vigilanza. Servire con fedeltà è il meglio per aspettare la fine; la vigilanza riempie il presente del futuro, anche le cose più ordinarie e umili.

Alla mamma che domandava a S. Luigi Gonzaga (6 anni) mentre giocava a palla che cosa avrebbe fatto se avesse saputo che sarebbe morto un'ora dopo, lui rispondeva: “Continuerei a giocare”. Quel “gioco” lo porterà a ricevere la venuta del Signore pochi anni dopo, mentre soccorreva la malattia con gli appestati di Napoli.

Una piccola storia per “bambini” con più di 6 anni. Preoccupato del senso della vita e dell'ultimo giorno, e soprattutto del Giudizio Finale a cui prima o poi certamente sarebbe andato incontro, un uomo fece un sogno. Dopo la morte, si avvicinò titubante alla grande porta della casa di Dio. Bussò e un angelo sorridente venne ad aprire. Lo fece accomodare nella sala d'aspetto del Paradiso. L'ambiente era molto severo. Aveva il vago aspetto di un'aula di tribunale. L'uomo aspettava, sempre più intimorito. L'angelo tornò dopo un po' con un foglio in mano su cui, in alto, campeggiava la parola «conto». L'uomo lo prese e lesse: «Luce del sole e stormire delle fronde, neve e vento, volo degli uccelli e erba. Per l'aria che abbiamo respirato e lo sguardo alle stelle, le sere e le notti...». La lista era lunghissima. «...il sorriso dei bambini, gli occhi delle ragazze, l'acqua fresca, le mani e i piedi, il rosso dei pomodori, le carezze, la sabbia delle spiagge, la prima parola del tuo bambino, una merenda in riva ad un lago di montagna, il bacio di un nipotino, le onde del mare...». Man mano che proseguiva nella lettura, l'uomo era sempre più preoccupato. Quale sarebbe stato il totale? Come e con che cosa avrebbe mai potuto pagare tutte quelle cose che aveva avuto? Mentre leggeva con il batticuore, arrivò Dio. Gli batté una mano sulla spalla. «Ho offerto io, fino alla fine del mondo. È stato un vero piacere!».

Avvento è arrivo. E Gesù “Arrivò senza essere aspettato, venne senza essere stato concepito. Solo la madre sapeva ch'era figlio di un annuncio del seme che sta nella voce di un angelo. Era accaduto ad altre donne ebree, a Sara per esempio. Solo le donne, le madri, sanno cos'è il verbo aspettare. C'è un'attesa prima, che spetta a Dio. Il Suo tempo infinito si contrae nel finito di un'attesa. Dio aspetta: «Per farvi misericordia». Il tempo di Avvento sta a imitazione di, sta dirimpetto all'eternità di un Dio che accetta di farsi periodico, irrompendo nel mondo a mesi stabiliti con nascita, morte e risurrezione” (Erri de Luca).

Mons Angelo Sceppacerca30 novembre 2014
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