Domenica 12 Luglio | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 12 Luglio

Liturgia: Am 7, 12-15; Sal 84; Ef 1, 3-14; Mc 6, 7-13Domenica 12 Luglio In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Gli apostoli sono mandati; non hanno nulla, salvo l’essenziale: il potere sugli spiriti maligni e la “forza” per guarire i malati. Vanno due a due perché sono fratelli e perché la testimonianza è valida quando si mostra nell’unità. Le informazioni sul loro viaggio si limitano al comando di non prendere nulla per la strada. Devono rimanere nella povertà, nella condizione della nostra vita, lasciando nei luoghi non accoglienti persino la polvere dei sandali. Come pellegrini, gente di passaggio, che lasciano parole e gesti di pace.

Poco prima, a Nazaret, Gesù era stato rifiutato dai suoi compaesani al punto che non vi fece nessun miracolo, salvo la guarigione di pochi malati, impressionato dalla loro incredulità. Gesù non vuole evitare ai Dodici lo scandalo da lui subito nella sua città. Tutt’altro; lo scandalo diventa quasi la norma, capace di mostrare – ogni volta – la sproporzione tra lo strumento e l’effetto, tra la povertà dei testimoni e la potenza di Dio, assolutamente diversa da ogni potere umano. La fede è intrecciata alla povertà perché è consegna totale alla volontà del Padre.

La missione impossibile affidata agli Apostoli e a ogni discepolo del Regno è innanzitutto testimonianza della propria vita personale, vissuta in fraternità e unità. Apostolo significa proprio “mandato, inviato”. I dodici lo saranno, propriamente, dopo la resurrezione e la pentecoste; ora sono in tirocinio; imparano a fianco del Maestro. Prima di essere capaci della potenza che guarisce, risana, libera e scaccia il male, dovranno accettare di essere respinti e perseguitati. Lo saranno, ma continueranno a parlare a nome di Gesù, senza essere preoccupati di avere trionfo. Il successo lo lasciano a Dio.Mons Angelo Sceppacerca12 luglio 2015
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