Commento al Vangelo27 Marzo - Giorno di PasquaLiturgia: Il vangelo del giornoE’ il vangelo di Giovanni, colui che sa di essere l’ultimo testimone oculare della risurrezione. Il più giovane tra gli Apostoli, probabilmente è vissuto molto a lungo, sapendo che tutti gli altri erano scomparsi e allora prepara il passaggio dalla fede di chi ha visto a chi, senza aver visto, crede alla sua parola, aiutando nel passaggio dall’esperienza dei primi alla nostra.La scoperta del sepolcro vuoto è una conferma importante. A fare la scoperta per prime sono state alcune donne, la cui testimonianza era priva di valore giuridico: indizio già questo di un ricordo effettivo e non di una invenzione. Senza il sepolcro vuoto, i discepoli mai avrebbero potuto credere nella risurrezione di Gesù: un risorto il cui cadavere fosse ancora visibile nella tomba, sarebbe stato assurdo e inimmaginabile. Mai inoltre avrebbero potuto annunciare la risurrezione a Gerusalemme: sarebbero stati coperti di ridicolo. Anche se il sepolcro vuoto da solo non basta a provare la risurrezione, costituisce comunque un segno che il risorto è proprio il crocifisso.L’amore attrae con la sua bellezza; ma deve superare lo scandalo della sofferenza del mondo. Da sempre nella storia dell’umanità si leva verso il cielo l’interrogativo tremendo, che a volte diventa ribellione e negazione: Perché il male? Perché Dio lo permette? Il credente sa di non essere più solo nella sua sofferenza; sa che una potente forza di liberazione conduce avanti la storia delle persone e dei popoli, anche quando è densa la notte del dolore, dell’odio, della distruzione, dell’angoscia e della morte. La poesia “Mio fiume anche tu” di Giuseppe Ungaretti vuole testimoniare che la vicinanza di Cristo placa il gemito e il grido e trasforma la protesta in fiduciosa preghiera.“...Fa piaga nel Tuo cuoreLa somma del doloreChe va spargendo sulla terra l'uomo;Il Tuo cuore è la sede appassionataDell'amore non vano.Cristo, pensoso palpito,Astro incarnato nell'umane tenebre,Fratello che t'immoliPerennemente per riedificareUmanamente l'uomo,Santo, Santo che soffri,Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli,Santo, Santo che soffriPer liberare dalla morte i mortiE sorreggere noi infelici vivi,D'un pianto solo mio non piango più.Ecco, Ti chiamo, Santo,Santo, Santo che soffri”.Mons Angelo Sceppacerca27 marzo 2016