Domenica 28 Agosto | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 28 Agosto

Liturgia: Sir 3, 19-21.30-31; Sal 67; Eb 12, 18-19.22-24; Lc 14, 1.7-14Domenica 28 AgostoAvvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Farisei caparbiamente ostili nei confronti di Gesù; eppure uno di loro lo invita a pranzo, cerca un contatto amichevole e familiare. Fra i tanti maldisposti c’è un’eccezione o è un modo per studiarlo più da vicino? Di certo l’attenzione è tutta su Gesù, sui quello che dice e su come si comporta. E lui insegna attraverso parabole nate da quello che accadeva sotto i suoi occhi: gente che sceglie i primi posti e che sgomita per mettersi avanti agli altri. Un atteggiamento prepotente che presto troverà umiliazione e discredito da parte del padrone di casa.

L’ospite che invita, il padrone di casa, lo sposo... tutto porta a Gesù, è lui che invita alle sue nozze con l’umanità e con la Chiesa. A questo banchetto ci si comporta in altra maniera e prima ci vuole un cambiamento ed una conversione del cuore, per cui i primi sono ultimi, gli scarti diventano i prescelti, i poveri sono preferiti e i ricchi ignorati.

La gioia grande è stare a mensa col Signore ed essere calcolati nella cerchia dei suoi amici. Nel cerchio non c’è un prima e un dopo; si gode e ci si lascia amare dal Signore. Gloria e onore verranno, ma non necessariamente in questa vita. La ricompensa – certa – per i santi verrà nell’ultimo giorno, quando sarà la grande convocazione della festa di nozze con il Cristo. Da un invito a cena, pian piano il tono si sposta su un orizzonte escatologico. Conta la gloria eterna, non quella bugiarda ed precaria di questa vita abbreviata a nulla.

La parabola dell’ultimo posto e quella dell’invito rivolto ai poveri e agli storpi non sono solo scuola di umiltà e carità, ma aprono a qualcosa di più grande e splendente. Dicono che Dio è tutto perché, in Gesù, è Lui a mettersi all’ultimo posto. E’ il canto dell’inno ai Filippesi: “Cristo, pur essendo di natura divina...  spogliò se stesso... fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi... e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore”.

San Clemente Maria Hofbauer, andava a fare la questua per i suoi orfani e, passando a chiedere in una locanda, uno degli avventori gli sputò in faccia; “questo era per me ed era giusto” - gli disse San Clemente – “ora però, ti prego, dammi qualcosa per i miei orfani”. L'uomo fu talmente colpito dall'umiltà del santo che cambiò vita.

A Madre Teresa di Calcutta un giornalista domandò che cosa secondo lei non andava bene nel mondo; rispose: "Quello che non funziona, signore, siamo lei ed io".Mons Angelo Sceppacerca28 agosto 2016
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