1 Novembre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

1 Novembre

Liturgia: Ap 7, 2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3, 1-3; Mt 5, 1-121 NovembreIn quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Oggi è la festa dei Santi, di tutti i santi. Siamo davanti all'immensa Assemblea dei Santi e degli Angeli nella gloria celeste. Incalcolabile assemblea di comunione, di vita e di gioia stracolma. È la destinazione: per i Santi che ci hanno preceduto; per noi che siamo in cammino. Il Vangelo ci indica la via per arrivarci.

È il primo grande discorso che Gesù rivolge alle folle, la sua proposta, il manifesto annunciato dalla cattedra di una montagna; dichiara beati i poveri in spirito, gli afflitti, i misericordiosi, quanti hanno fame della giustizia, i puri di cuore, i perseguitati. Per commentarlo abbiamo bisogno della storia della Chiesa, la storia della santità cristiana. Già Karl Rahner diceva che “La vera e propria storia della Chiesa... sarebbe la storia dei santi; tutto il resto risulta assolutamente secondario rispetto a questa storia intima”.

La storia della Chiesa come la storia dei suoi santi: da Paolo apostolo e da San Francesco fino ai santi del nostro tempo come Teresa di Lisieux, Pio da Pietrelcina e la Beata Teresa di Calcutta. Nella loro vita traspare con particolare chiarezza la presenza di un Dio che continua ancora a manifestarsi: mediante l’unità della fede e la coerenza dello sviluppo dottrinale, mediante la santità di molti cristiani e di molte comunità, specialmente dei santi eroici, persino mediante miracoli e fatti carismatici. La Chiesa “è agli occhi della fede indefettibilmente santa” (Lumen Gentium, 39) ma anche “sempre bisognosa di purificazione” (Lumen Gentium, 8).

Tutti i cristiani, consacrati con il battesimo, possono in un certo senso essere considerati santi. Molti di essi però, nel loro vissuto esistenziale, sono mediocri e peccatori. Varie dimensioni della vita personale e sociale rimangono impenetrabili alla luce del vangelo. D’altra parte esiste anche una diffusa santità di popolo, una moltitudine di persone seriamente impegnate nella vita cristiana, che ascoltano la parola di Dio, pregano, partecipano all’Eucaristia, vivono l’amore nelle relazioni e nelle attività di ogni giorno, testimoniano la fede in Cristo davanti agli altri.

Non sono pochi neppure i santi eroici, pubblicamente riconosciuti e venerati: il Martirologio Romano (edizione 2001) ne enumera 9.900; la Biblioteca Sanctorum ne segnala più di 20mila. Negli ultimi decenni hanno preso ad aumentare in misura consistente, ogni anno, con le nuove beatificazioni e canonizzazioni (San Giovanni Paolo II ha canonizzato 482 santi e proclamato 1338 beati; Benedetto XVI ha canonizzato 44 santi e proclamato 870 beati. Papa Francesco, fino al dicembre 2014, ha canonizzato 829 santi e proclamato 677 beati).Mons Angelo Sceppacerca1 novembre 2016
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