Domenica 31 dicembre - Santa Famiglia | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 31 dicembre - Santa Famiglia

Liturgia: Gen 15,1-6;21,1-3; Sal 104 (105); Eb 11,8.11-12.17-19; Lc 2,22-40Domenica 31 dicembre - Santa Famiglia

Questo vangelo, pur parlando di Gesù bambino presentato dai genitori al tempio, appartiene, nell’economia della salvezza, già al tempo di Pasqua. Simeone e Anna, i due anziani profeti, indicano il destino di incomprensione e di dolore di quel bambino. Maria e Giuseppe ascoltano con stupore le parole di Simeone che predice il destino di Gesù, segno di contraddizione. Si intuisce il mistero di morte e resurrezione del Signore che trapassa il cuore della Madre.

La presentazione al tempio non è una semplice visita o un pellegrinaggio. Maria e Giuseppe non presentano il bambino; lo offrono a Dio, lo mettono a disposizione per la missione che vorrà affidargli. Anzi, è il Bambino che si offre a Dio Padre, come dice la Lettera agli Ebrei: “Entrando nel mondo, Cristo dice: Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”. Gesù vive questa sua offerta, dall’ingresso nel nostro mondo fino alla sua morte sulla croce.

La scena è nel tempio di Gerusalemme, supremo luogo sacro d’Israele, che custodiva le tavole della Legge e che brulicava di pellegrini, sacerdoti, addetti, mercanti. Una folla chiassosa e affaccendata. Quel giorno, quasi nascosti e anonimi, Maria e Giuseppe portano il loro piccolo per adempiere le prescrizioni e compiere l’offerta. Solo due vecchi, Simeone e Anna, si accorgono di loro, li riconoscono e, dopo tanti anni di silenzio e attesa, tornano a profetizzare. Simeone riconosce in quel bambino il Signore, il Messia di Israele, l’atteso delle genti. Finalmente l’ha visto! Ora può morire in pace. La paura della morte è vinta, perché Dio si fa vicino al nostro limite, alla condizione umana. Anche Anna, ormai vecchia e vedova da tanti anni, trova finalmente lo Sposo di Israele. Le grandi paure dell’uomo, la morte e la solitudine, si disperdono: Dio si fa compagno dando senso alla vita e speranza dinanzi alla morte.

Il canto di Simeone è la preghiera che chiude la liturgia di ogni giorno, a compieta: mentre scende la notte, si alza il canto di gioia e di salvezza. Anche Anna, molto avanzata negli anni, riceve la grazia di vedere il volto di Dio. Anna mostra l’età dell’umanità che, dopo una giovinezza brevissima (il paradiso delle origini!), ha perso lo sposo e vive una vita vuota e disperata. Come Anna, non dobbiamo lasciare il tempio, ma continuare ad attendere e ricercare, con preghiera e desiderio, il volto di Dio per ascoltarne la voce.

Nella festa della Santa Famiglia impariamo ciò che conta per ognuno: fare la volontà di Dio, possibilmente con gioia. A volte costa molto compiere sorridendo la volontà di Dio. Un giorno Madre Teresa raccomandava a un gruppo di famiglie: «Mariti, sorridete alle vostre mogli; mogli, sorridete ai vostri mariti». Un uomo obiettò: «Scusi, madre; ma lei è sposata?». Madre Teresa rispose con dolcezza: «Sì. E a volte mi è assai difficile sorridere a Gesù, perché è uno Sposo che chiede davvero molto!».

Nel quadro di Zurbaran, la famiglia di Nazaret, vediamo lo spazio interno di una stanza, scandito da oggetti semplici, familiari, dove si svolge nella quiete e nel lavoro la vita di ogni giorno. Gesù adolescente, che indossa una veste violacea chiara, si è ferito un dito intrecciando una corona di spine e, colpito dal doloroso presagio, guarda assorto e triste una goccia di sangue. Maria, che indossa una veste rossa, ha sospeso il lavoro di ricamo e osserva il Figlio con malinconia e profonda mestizia. Vicino a lei le due colombe, disposte secondo un modulo triangolare come del resto anche le figure di Gesù e di Maria, ricordano la profezia di Simeone: “A te una spada trafiggerà l’anima”. Gesù cresce con la consapevolezza della passione che lo attende e con la volontà di donarsi totalmente agli uomini, senza tirarsi mai indietro, costi quello che costi.

Mons Angelo Sceppacerca31 dicembre 2017
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