Domenica 13 maggio - Ascensione del Signore | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 13 maggio - Ascensione del Signore

Liturgia: At 1, 1-11; Sal 46; Ef 4, 1-13; Mc 16, 15-20Domenica 13 maggio - Ascensione del Signore

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

È l'epilogo del Vangelo di Marco, gli ultimi versetti. Anzi, fino al Concilio di Trento, che l'ha incluso nel Canone dei libri della bibbia, era… fuori dal vangelo di Marco. Ad ogni modo, dopo il silenzio e la fuga delle donne spaventate dinanzi al sepolcro vuoto, questa appendice racconta le apparizioni del Risorto, il mandato missionario e l'inizio della missione della Chiesa. Con la resurrezione, il mistero di Cristo è pienamente risolto e svelato. Quello che inizia, da qui in avanti, è il mistero del cristiano, nell'attesa della trasfigurazione finale riservata ai discepoli che seguono Gesù fino in fondo, che ne sono apostoli e annunciatori, fino ai confini della terra. Si chiude il Vangelo e si apre la pagina della storia della Chiesa.

L'ascensione e l'invio degli apostoli sono due momenti inseparabili. Tra gli undici (Giuda non c'è più perché ha scelto un'altra strada) e tutti coloro che nel tempo riceveranno l'annuncio di Cristo, si trovano i successori degli apostoli e la Chiesa intera. Ad ognuno, Gesù si fa vicino, compagno di viaggio e forza interiore. I cristiani non sono dei “volontari del vangelo”, ma degli inviati del Signore. Ogni cristiano è inviato, cioè missionario, ossia messaggero della Parola che tocca il cuore della vita degli uomini. Non si tratta solo di una miglioria della qualità della vita. La posta in gioco è molto più seria: si tratta di salvezza o dannazione, di vita o di morte. Il Signore conferma la predicazione degli apostoli con segni anche straordinari. I segni, per quanto grandi, alludono al grande “segno” dell'umanità di Gesù, ora assunta in cielo. Per quanto importanti e significativi, i segni, i miracoli, non devono mai essere separati dalla rivelazione di Dio in Gesù e dalla sua presenza nella Chiesa: “Il mistero non poggia sul miracolo. E' il miracolo che poggia sul mistero” (K. Barth). Il miracolo è simbolo del soprannaturale, serve ad aprire, per quanto brevemente, uno squarcio nel cielo. Come nel debole raggio di luce non è presente tutto lo splendore del sole, ma basta ad illuminare una stanza buia.

Il Salmo canta: “Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con voci di gioia”. Sembra dire che i popoli della terra si uniranno al popolo del Signore per aver ascoltato e visto le meraviglie che Egli ha compiuto per esso e in esso. La vita della comunità credente è essenziale nell'annuncio della salvezza a tutti. Tutti “applaudiranno” il Signore per aver visto le sue opere nel suo popolo!

Mentre il creato ascende in Cristo al Padre,
nell'arcana sorte
tutto è doglia del parto:
quanto morir perché la vita nasca!” (C. Rebora).

Mons Angelo Sceppacerca13 maggio 2018
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