Domenica 20 maggio - Pentecoste | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 20 maggio - Pentecoste

Liturgia: At 2, 1-11; Sal 103; Gal 5, 16-25; Gv 15, 26-27; 16, 12-15Domenica 20 maggio - Pentecoste

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Le cose di Dio hanno un peso che sopraffa' le nostre possibilità. Per comprenderle occorre un aiuto dall'alto: lo Spirito. Anche per comprendere Gesù ci vuole la luce dello Spirito. Ecco perché la Pentecoste è la Pasqua compiuta. Oggi, infatti, lo Spirito Santo rende presente il Risorto e questa presenza dà inizio al tempo della Chiesa: “Come il Padre ha mandato me, io mando voi”. Da questo momento il vento dello Spirito porterà i discepoli sino agli estremi confini della terra.

La tradizione spirituale dice che sette sono i doni dello Spirito. I sette doni – sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio – sono i frutti sbocciati dall'amore e danno tutti una sorta di istinto nel percepire le cose divine. La sapienza fa gustare e vedere quanto è buono il Signore. L'intelletto dà il senso delle realtà della fede e ce ne dà una sicurezza amorosa e ce ne fa percepire la bellezza. Il consiglio è l'amore che ci rende attenti a capire come comportarci per essere figli di Dio. La fortezza è la sopportazione e la fermezza calma nelle prove; è la mitezza dell'Agnello immolato e vincitore. La scienza dona l'istintiva capacità di distinguere il bene e il male, percependo la nostra piccolezza e che tutto è nelle mani di Dio. La pietà ci dice fino a che punto Dio è nostro Padre e va amato al di sopra di tutto. Il timore di Dio è la percezione della nostra piccolezza dinanzi alla sua maestà e ci rende docili spingendoci nelle sue braccia.

Lo Spirito Santo, questo “sconosciuto”. Padre Marko Ivan Rupnik, gesuita e artista dice che “lo Spirito Santo rischia di essere il grande dimenticato” ed è convinto che molte difficoltà dell'oggi - una vera e propria “siccità spirituale” - sono dovute proprio al nascondimento dello Spirito Santo nella vita dei cristiani e nella Chiesa: “Senza di Lui prima o poi anche Dio, Cristo, il Vangelo, la Chiesa ci diventano estranei. Senza lo Spirito Santo il Vangelo è una lettera morta, la Chiesa un'organizzazione sociale, l'obbedienza una manipolazione, Dio una teoria. Con lo Spirito Santo Dio diventa nostro Padre, Cristo diventa mio Signore e Salvatore, il Vangelo la parola della vita e la Chiesa una comunità che ci innesta nella Trinità".

Anche la bellezza può avvicinarci allo Spirito perché la verità rivelata è l'amore e l'amore realizzato è la bellezza. Solov'ev diceva che non sono le muse a ispirare gli artisti, ma lo Spirito Santo.

Mons Angelo Sceppacerca20 maggio 2018
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