Domenica 26 luglio | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 26 luglio

Liturgia: 1Re 3,5.7-12 Sal 118 Rm 8,28-30 Mt 13,44-52Domenica 26 luglio

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Un tesoro, una perla, una rete. A seguire, i verbi e le azioni connesse: cercare, trovare, nascondere, vendere, comprare; gettare (la rete), tirare (a riva), raccogliere (i pesci buoni) e buttare (i cattivi); separare (i buoni dai cattivi) e scagliare (nella fornace). Azioni indicate anche in altre pagine (correre in cerca e caricarsi sulle spalle la pecora perduta).
Gli oggetti (tesoro, perla, pesci) si trovano e si acquistano; le persone si incontrano e si uniscono, come nelle nozze fra lo sposo e la sposa. Per noi il Signore è il tesoro da acquistare; è la perla per cui lasciare tutto pur di averla. Penso però anche al rovescio, dalla parte di Dio. Per il Signore noi siamo la Sposa, la pecora perduta, la perla, il tesoro. Per noi lui ha dato tutto se stesso, fino alla morte di croce. In verità è Dio che ci cerca e ci trova, prima che noi potessimo volerlo e scoprirlo.
Da vero scriba del regno dei cieli, Agostino scrive che noi cerchiamo il Signore perché Lui ci ha già trovato.

La felicità è quella di sentirsi cercati e trovati: amati. Da questa coscienza nasce l'impulso a spartire lo stesso amore, a raccontare la stessa buona notizia. L'evangelizzazione è la trasmissione della passione del cuore verso lo stesso tesoro nascosto dentro ciascuno. Noi iniziamo col farci ritrovare da Gesù e continuiamo a cercarlo e a scoprirlo negli altri.

Il gesto ampio e largo del pescatore nello gettare la rete è come quello del seminatore; assomiglia ad un abbraccio totale, includente. È il segno eloquente del desiderio di condividere la sua vita con tutti gli uomini.

Resta sullo sfondo la prospettiva seria del giudizio finale e il rischio della fornace. In modo esigente e insieme appagante veniamo impigliati nel mistero della vita e della salvezza, tutti raccolti nella stessa rete. Questo è anche il nostro compito verso l'umanità, sino alla fine del mondo, un compito di misericordia e di accoglienza.

Un contadino che scopre un tesoro non cercato; un mercante che finalmente s'imbatte in una perla strepitosa! Appena accanto l'immagine della pesca che descrive il giudizio finale. La vita e la salvezza mescolano esultanza e apprensione, sorpresa assoluta e severa sospensione. L'uomo è pieno di gioia e non ci pensa due volte a vendere tutto per comprare quel campo e il mercante baratta il tutto per quella perla. Tutta la storia è tesa verso il tesoro, la perla, la speranza di non essere gettati in una fornace come scarti di pesce.
Quel terreno che nasconde un tesoro e quella perla di grande valore vanno comprati; ad ogni costo, costi quello che costi; possibilmente con l'aggiunta di una grande gioia perché l'incontro è decisivo, determinante. Il dono necessario ed essenziale né lo si compra né lo si merita; lo si trova! È un dono.

Quattro parabole in sette versetti. Per capirle basta mettersi davanti le figure di alcuni santi. Antonio abbandona tutto, a diciotto anni, per andare a vivere nel deserto. Francesco di Assisi prende alla lettera le parole del Vangelo. Ignazio si converte alla lettura della vita dei santi, durante un ritiro. Teresa, alla fine della vita, confessa: "Non mi pento di essermi donata all'amore". Come loro, mille altri, conosciuti e ignoti ai più, non a Dio. Fatti essi stessi perle preziose.

Gesù è la perla, ma è anche il mercante: per acquistarci ha dato tutto se stesso, fino alla morte e alla morte di croce. Forse anche noi siamo il tesoro che Dio cerca e trova, alla fine. E questo è il paradiso, la gioia più grande che dura tutto il tempo fuori dal tempo. Somiglia più a una festa nuziale che a una pesca abbondante. E alle nozze si addice la preziosità del tesoro e l'unicità della perla.

Mons Angelo Sceppacerca26 luglio 2020
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