Commento al Vangelo
Domenica 20 dicembre - Quarta di Avvento (B)
Liturgia: 2Sam 7, 1-5.8-12.14.16; Sal 88; Rom 16, 25-27; Lc 1, 26-28In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Una donna salutata da Dio. Un saluto portato da un angelo. Una novità assoluta e unica nella storia. Ancor più il contenuto del messaggio: Dio è con te e per questo tu sei traboccante della sua grazia. Tutto questo invita a riconoscere la sconfinata novità che è il concepimento e il natale di Gesù per tutti gli uomini. Maria non si spaventa al vedere l'angelo, ma resta scossa dalle sue parole, perché ne intuisce il peso. La riceve con tremore di gioia e si domanda in cuore cosa le dice questo saluto di bellezza. Timore, accoglienza e custodia nella meditazione: il rapporto vivo con la Parola è tragitto fra mente e cuore, prima di farsi gesto di mani e piedi.
Ci sono dei precedenti, ma con alcune differenze. Noè "trovò grazia agli occhi di Dio". Invece Gedeone, salutato dall'angelo con "Il Signore è con te", reagisce dicendo: "Se il Signore è davvero con noi, come mai i nemici trionfano?"; a Zaccaria l'angelo appare ufficialmente nel tempio, a Maria nella sua casa. Quello di Maria è il "Figlio dell'Altissimo", grande già nel seno della madre, prima della sua risurrezione.
È Dio che manda; la storia la guida lui. Con l'annuncio dell'angelo si capiscono tanti avvenimenti biblici passati, perché ora se ne vede il senso e il compimento che finora era come custodito e nascosto. Il segno è forte: il destino delle patrie e dei popoli non è consegnato alla forza e al potere, ma nel grembo di una donna. Questo è il senso dell'essere "piena di grazia" di Maria e il motivo della sua gioia.
Maria non resiste all'annuncio, è solo consapevole che nessuno ha la misura adeguata per il progetto di Dio. Solo la Pasqua, mistero di morte e risurrezione, vincerà davvero il timore e quel "non temere, Maria" ne è delicata allusione.
L'angelo da Zaccaria non aspettò il riscontro; qui invece il tempo è sospeso in attesa del consenso nuziale, il sì della sposa. Solo dopo parte da lei; resta la Parola che prende carne e sangue in Maria.
Una precisazione. Maria non dubitò della possibilità del progetto di Dio, ne chiede solo la modalità; non disse: come è possibile?, ma: come sarà questo? A differenza di Zaccaria, Maria non chiede prove, semplicemente si dispone a fare quanto occorre per la realizzazione del disegno divino, ben consapevole della propria povertà inadeguata (non conosco uomo). La verginità non è superiorità spirituale o grandezza privilegiata, se non per quelli e quelle che sono stati chiamati alla nuzialità esclusiva con lo Sposo-Gesù, anticipo della bellezza finale di ogni nuzialità cristiana.
Mons Angelo Sceppacerca20 dicembre 2020