Commento al Vangelo
Domenica 6 febbraio
Liturgia: Is 6, 1-2.3-8; Sal 137; 1Cor 15, 1-11; Lc 5, 1-11In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Raffaello: Arazzo "La pesca miracolosa".
Raffaello dipinse per la Cappella Sistina nove cartoni poi trasformati in arazzi nella bottega di Rieter Van Aelst a Bruxelles (1514-1519). Contenevano le storie di Pietro e di Paolo per rafforzare il tema teologico del ministero apostolico del Papa.
In questo arazzo, oggi conservato con gli altri nella Pinacoteca Vaticana, è rappresentata la vocazione di Pietro dopo la pesca miracolosa. Un lembo di terra con piante erbacee e tre uccelli sulla riva (sorpresi anch'essi per il miracolo della pesca sovrabbondante sembrano avvertire la presenza del Messia); uno specchio d'acqua disteso in diagonale che si allunga in lontananza; un altro lembo di terra obliquo; infine, sull'orizzonte molto alto, un cielo variato di nubi leggere e chiare, con uccelli in volo che segnano la profondità. Un paesaggio mattutino incantevole. Vicino al primo piano, sull'acqua limpida dai molti riflessi, le due barche in linea trasversale, sproporzionatamente piccole per far risaltare l'importanza dei personaggi. Gesù è maestoso e calmo. Gli altri sono eccitati ed emozionati per il miracolo. Pietro e Andrea riconoscono il Salvatore e lo adorano. Invece sull'altra barca Zebedeo e i suoi due figli sono ancora assorti nel lavoro.
Dio chiama. Oggi ne abbiamo la visione maestosa e l'eco pacato e quasi ordinario nell'episodio del Vangelo. Isaia profeta è davanti al Signore tre volte Santo: si spiega il suo batticuore e la coscienza della propria bassezza. Solo dopo che un serafino gli ha purificato le labbra con un carbone ardente, Isaia è pronto a rispondere all'appello: "Eccomi Signore, manda me!".
Gli stessi sentimenti si percepiscono nella vicenda della fantastica pesca dopo una notte inconcludente, quando Pietro e gli altri decidono di fidarsi della sua parola. Davanti allo straordinario miracolo, Pietro non si getta al collo ma alle ginocchia di Gesù, consapevole di essere indegno perché peccatore. Gesù lo rassicura e lo chiama a seguirlo. Pietro lascia tutto e lo segue.
Anche Paolo ricorda bene di essere stato un persecutore di Gesù nei suoi discepoli e, dunque, non meritevole di essere chiamato apostolo, ma assegna a Dio ogni meraviglia, compresa la chiamata a predicare il Vangelo.
Mons Angelo Sceppacerca6 febbraio 2022