Domenica 5 giugno - Pentecoste | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 5 giugno - Pentecoste

Liturgia: At 2, 1-11; Sal 103; Rm 8, 8-17; Gv 14, 15-16.23-26Domenica 5 giugno - Pentecoste

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

All'inizio della storia sacra troviamo la costruzione della Torre di Babele: la descrizione di un regno in cui gli uomini hanno concentrato tanto potere da pensare di non dover fare più riferimento a un Dio lontano e di essere così forti da poter costruire da soli una via che porti al cielo per aprirne le porte e mettersi al posto di Dio. Babele è il rovescio della Pentecoste: dallo sparpagliamento alla concordia. Questa è all'inizio della Chiesa e questo è il segno di una comunità viva perché l'unione dei cuori attira e converte.

Lo Spirito è Consolatore perché insegna e ricorda. L'insegnamento afferma la potenza di illuminazione, di redenzione e di gloria di ogni realtà e di ogni evento che la Parola porta ha in se stessa. E il ricordo è prezioso e concreto, perché esprime la vitalità della Parola nella storia personale e collettiva. È il senso alto della cultura umana; meglio: della sapienza, il sapore di Dio nella storia.

Paraclito dice la pienezza nuziale dell'intimità di Dio con noi, segno della relazione profonda e stabile, presenza stessa del Signore Gesù nei nostri cuori. Questa reciproca circolazione è l'Amore, dimensione fondamentale e unica della vita cristiana. La stessa relazione tra il Padre e il Figlio è donata all'umanità.

Noi ascoltiamo la Parola e usciamo dalla Chiesa così come ci siamo entrati. Non così Maria, la piena della grazia dello Spirito. Dopo che lo Spirito si è accoccolato nel suo grembo ponendovi il Figlio dell'altissimo, lei esce per andare sulle regioni montuose di Giuda e sull'uscio di casa della cugina, ci fu pentecoste: "Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito santo". Pentecoste attirata da un saluto, dentro un abbraccio di due donne che si stringono i grembi rigonfi.

Mons Angelo Sceppacerca5 giugno 2022
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