Commento al Vangelo
Domenica 29 ottobre
Liturgia: Es 22, 20-26; Sal 17; 1Ts 1, 5-10; Mt 22, 34-40
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Le dispute di Gesù con sommi sacerdoti, anziani del popolo, farisei e sadducei, preludono alla sua cattura. Gerusalemme è in agitazione, divisa tra la folla sbalordita per la dottrina di questo profeta e i suoi oppositori che preparano la congiura. La disarmante chiarezza di Gesù intimorisce mentre si percepisce l'ostilità di quella città sulla cui durezza Gesù stesso piangerà. Siamo anche dinanzi al contrasto che divide il cuore dell'uomo tra la scelta di Dio e il rifiuto della sua paternità. La domanda del dottore della legge è pretestuosa e nasce dall'incredulità dell'uomo che resiste alla fede. Gesù rimanda allo šema‘ Iśra' el che apriva la preghiera ripetuta tre volte al giorno da ogni giudeo: "Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza".
È la vetta del vangelo, il più grande comandamento. Tutto, parole e gesti di Gesù, trova sintesi e significato in questo comando. All'amore si risponde con l'amore e quello per l'altro è via per rendere a Dio il bene che riceviamo ogni giorno, anche attraverso il prossimo. Il secondo – l'amore del prossimo – è simile al primo, l'amore di Dio. I due comandamenti sono simili perché in Gesù Dio e l'uomo sono diventati simili.
Perché il secondo è simile al primo comandamento? Perché il Verbo si è fatto carne. Perché il Figlio di Dio è venuto tra noi. Perché il Figlio di Dio è Figlio dell'uomo, unendo in modo assoluto l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Anche San Paolo afferma che tutta la legge "si ricapitola in questa parola: amerai il prossimo tuo come te stesso. La pienezza della Legge è la carità".
Ad unire i due comandamenti non è il destinatario oggetto dell'amore, ma proprio l'amore. E l'amore non dipende dalla Legge, ma al contrario tutta la Legge dipende dall'amore. Dipende è lo stesso che "pendere", "stare appeso". È la descrizione della morte del Signore che dà a noi la vita. La sua Pasqua mostra nei fatti come si fa ad amare Dio e il prossimo.
Anche questa domanda dei farisei è fatta per mettere Gesù in difficoltà, farlo inciampare dopo che aveva chiuso la bocca ai sadducei. Gesù risponde con forza che il più grande non è uno, ma due comandamenti e che "il secondo è simile al primo". Da Gesù in poi i due comandamenti non si possono più citare separati l'uno dall'altro.
"Da qui dipende ogni legge e profezia, dipende tutta la storia: e dipende la salvezza eterna. Religione di un solo comando e non dei diecimila precetti; fede liberatrice; Chiesa come paese della fraternità e dell'amore; perciò figura del regno che deve venire. Altrimenti è figura di niente. Ed è sempre l'unico e medesimo comandamento". (Turoldo)
Mons Angelo Sceppacerca29 ottobre 2023