Domenica 17 agosto | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 17 agosto

Liturgia: Ger 38, 4-6.8-10; Sal 39; Eb 12, 1-4; Lc 12, 49-53Domenica 17 agosto

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Riconoscere, capire e giudicare. Tre significati del discernimento, del quale a volte siamo capaci, ma non quando esso è davvero necessario, come nel momento presente. Anche per Gesù il suo momento presente era decisivo al punto da provocargli angoscia: "Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!". Con questa tensione interiore il Signore dichiara spezzati i nostri rapporti: quelli verticali tra padri e figli e quelli orizzontali con chi ci contrasta sugli stessi diritti. E la lotta si allarga nella società, nella politica, nella natura, fino alle guerre e ai conflitti più gravi. Che fare? Discernere è stato quanto mai difficile anche per Gesù che lo ha operato col fuoco e con l'acqua.

L'opera di Gesù è liberare il fuoco. C'è quello del giudizio finale e c'è il fuoco della Pentecoste; il fuoco di Dio sul mondo è il dono dello Spirito, il suo amore che scaturisce dalla morte del Figlio. Gesù la chiama battesimo, una vera immersione nel proprio sangue. L'amore assomiglia al fuoco perché sempre passa per la prova.

Anche le proposte di Gesù portano fuoco, provocano rovesciamenti sociali e familiari e ricevono anche reazioni violente perché sono decisive e chiedono risposte definitive. Scegliere Gesù e il suo vangelo è anteporlo a tutto e a tutti, amici e familiari compresi. Lo aveva già profetato il vecchio Simeone quando abbracciando il piccolo Gesù lo indicò come "segno di contraddizione".
Il fuoco dello Spirito Santo scenderà a Pentecoste, battesimo del giudizio di Dio che è il suo amore che salva il mondo. L'angoscia di Gesù è coscienza che questo fuoco viene da un battesimo (l'acqua è la morte) sulla croce. Gesù accetta la prova e fa della morte stessa il luogo del dono della vita, il luogo dell'amore.

La fine del mondo è quando i padri sono contro i figli, i figli sono contro i padri e non c'è più la trasmissione della vita. È il caos assoluto nelle relazioni, il segno della fine del mondo, sul modello di quella fine che c'è stata all'inizio di tutto, quando l'uomo ha considerato Dio come nemico. Gesù ha sanato la frattura affidandosi al Padre ed estirpando la radice del male che è non fidarsi di Dio, di chi dà la vita. Tutto il male del mondo non dipende forse dalle nostre relazioni? Anche il dolore più grande di Gesù è stata l'esperienza della frattura della relazione col Padre: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Gesù ha provato l'angoscia a causa del peccato che abbiamo fatto noi abbandonando Dio. La salvezza di Gesù è la guarigione del rapporto col Padre: siamo tutti figli e quindi tutti fratelli. L'altro non è l'inferno (Sartre), ma un dono.

Mons Angelo Sceppacerca17 agosto 2025
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