Commento al Vangelo
Domenica 31 agosto
Liturgia: Sir 3, 19-21.30-31; Sal 67; Eb 12, 18-19.22-24; Lc 14, 1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cèdigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più avanti!". Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
I farisei sono caparbiamente ostili nei confronti di Gesù; eppure uno di loro lo invita a pranzo, cerca un contatto amichevole e familiare. Fra i tanti maldisposti c'è un'eccezione o è un modo per studiarlo più da vicino? Di certo l'attenzione è tutta su Gesù, su quello che dice e su come si comporta. E lui insegna attraverso parabole nate da quello che accadeva sotto i suoi occhi: gente che sceglie i primi posti e che sgomita per mettersi avanti agli altri. Un atteggiamento prepotente che presto troverà umiliazione e discredito da parte del padrone di casa.
L'ospite che invita, il padrone di casa, lo sposo ... tutto porta a Gesù, è lui che invita alle sue nozze con l'umanità e con la Chiesa. A questo banchetto ci si comporta in altra maniera e prima ci vuole un cambiamento ed una conversione del cuore, per cui i primi sono ultimi, gli scarti diventano i prescelti, i poveri sono preferiti e i ricchi ignorati.
La gioia grande è stare a mensa col Signore ed essere calcolati nella cerchia dei suoi amici. Nel cerchio non c'è un prima e un dopo; si gode e ci si lascia amare dal Signore. Gloria e onore verranno, ma non necessariamente in questa vita. La ricompensa – certa – per i santi verrà nell'ultimo giorno, quando sarà la grande convocazione della festa di nozze con il Cristo. Da un invito a cena, pian piano il tono si sposta su un orizzonte escatologico. Conta la gloria eterna, non quella bugiarda e precaria di questa vita abbreviata a nulla.
La parabola dell'ultimo posto e quella dell'invito rivolto ai poveri e agli storpi non sono solo scuola di umiltà e carità, ma aprono a qualcosa di più grande e splendente. Dicono che Dio è tutto perché, in Gesù, è Lui a mettersi all'ultimo posto. È il canto dell'inno ai Filippesi: "Cristo, pur essendo di natura divina ... spogliò se stesso ... fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi ... e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore".
Gesù entra in ogni villaggio, nelle sinagoghe come nelle case private. Non rifiuta nemmeno l'invito di chi gli è nemico, perché è venuto per tutti. I farisei erano convinti che il loro modo di vivere fosse l'unico voluto da Dio. Per loro contava l'onore, cercavano i primi posti, si aspettavano i complimenti nelle piazze, esigevano la precedenza davanti e credevano di avere diritto ai primi posti. Per il vangelo, all'opposto, vale l'umiltà che è lo stile di Dio e Gesù ne è il modello. Anche il cristiano, dunque...
L'umiltà è la misura vera dell'uomo, ma è anche la verità di Dio. Il vangelo è portare gli uomini a somigliare a un Dio che è umile. Diceva Papa Benedetto XVI: "Non chiediamo lode, non vogliamo "farci vedere", non è per noi criterio decisivo pensare a che cosa diranno di noi sui giornali o altrove, ma che cosa dice Dio. Questa è la vera umiltà: non apparire davanti agli uomini, ma stare sotto lo sguardo di Dio e lavorare con umiltà per Dio e così realmente servire anche l'umanità e gli uomini".
Il peccato, da quello di Adamo a quello di ognuno, è voler occupare il posto di Dio, credendoLo al primo posto. Ma Dio, in Gesù, ha scelto e vive all'ultimo posto. Chi lo ama lo cerca lì. L'ultimo posto è il migliore perché è vicino a Dio e Dio è umile, povero e piccolo, perché è amore. "Quando Giovanni dice e ripete nella sua prima lettera: Dio è amore, bisogna capire che l'amore non è un attributo di Dio che, foss'anche il primo, farebbe numero con gli altri suoi attributi. Ciò che afferma l'apostolo, è che l'amore è soggetto: dire Dio è dire Amore. Gli attributi di Dio, in conseguenza, sono gli attributi dell'amore: è l'amore che è onnipotente, sapiente, libero, buono e bello" (F. Varillon).
Agli invitati Gesù chiede di scegliere l'ultimo posto, a colui che invita chiede di scegliere gli ultimi. Il motivo è perché Dio fa così. L'amore non si fonda sull'essere ricambiati, perché è gratuito, grazia e misericordia. Lo scopo è la meta: il Signore. Alla fine (nella resurrezione) ci sarà la ricompensa, il vero passaggio dall'ultimo posto (la croce) al primo (la gloria).
San Clemente Maria Hofbauer, andava a fare la questua per i suoi orfani e, passando a chiedere in una locanda, uno degli avventori gli sputò in faccia; "questo era per me ed era giusto" - gli disse San Clemente – "ora però, ti prego, dammi qualcosa per i miei orfani". L'uomo fu talmente colpito dall'umiltà del santo che cambiò vita.
A Madre Teresa di Calcutta un giornalista domandò che cosa secondo lei non andava bene nel mondo; rispose: "Quello che non funziona, signore, siamo lei ed io".
Mons Angelo Sceppacerca25 agosto 2025