«Il mese dei morti»: così è chiamato novembre da tutti, credenti e non credenti. Perché? | Diocesi di Trivento

Riflessioni

«Il mese dei morti»: così è chiamato novembre da tutti, credenti e non credenti. Perché?

Il poeta francese Verlaine cantava “i singhiozzi lunghi dei violini d’autunno feriscono il mio cuore d’un languore monotono”. Proprio perché la natura muore lentamente in questi giorni. I bei colori vivi dell'autunno, verde, giallo, rosso, marrone, ormai si attenuano. Tutto diventa più grigio, quasi opaco. Scende la nebbia e le giornate si accorciano velocemente.

Ma opportunamente un proverbio cinese ci avverte: “ogni foglia morta che cade dall’albero, ci lascia scorgere un po’ di cielo”. Vale a dire che l’autunno ci offre un invito silenzioso e profondo a riflettere sulla caducità delle cose.

Quante volte ci siamo chiesti: che rapporto ci può essere tra Dio e la morte? Se tutto viene da Dio, anche la morte è voluta da Dio? Sono domande angosciose alle quali, spesso, si danno risposte semplicemente assurde. Troppo spesso si sente gente che afferma: «Perché Dio 1'ha fatto morire?». Oppure: «Dio 1'ha voluto prendere con sé...».

La risposta a un cosi tormentoso quesito la troviamo proprio nella Bibbia: «Dio non ha creato la morte...» (Sapienza 1,13). «II peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte » (Romani 5,12) e la Chiesa afferma, attraverso il Concilio Vaticano II, che 1'uomo affronta «la morte corporale dalla quale sarebbe stato immune se non avesse peccato» (GS 18). Chiaro quindi: non solo Dio non manda la morte, ma lotta contro la morte e la vince. Infatti la sequenza della Messa di Pasqua, canta cosi: «La Morte e la Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. II Signore della vita era morto: ora regna vivo!».

Ma, purtroppo, vi sono alcuni, anzi troppi, lo zoccolo duro della resistenza atea, i quali contestano la fede nella risurrezione. Ricordo che negli anni 1969-1970 vi fu una specifica inchiesta sociologica sulla religiosità degli italiani. Risultò che il 92% credeva in Dio, il 59% credeva che c'è qualcosa dopo la morte, il 40% credeva che ci sarà la risurrezione dei corpi. C'e tanta gente che dice di no alla risurrezione della carne, ben il 60%, perché sicuramente ha idee sbagliate, spesso alimentate da catechesi puerili o fiabesche, e non conosce affatto la dottrina della Chiesa in ordine a questa verità fondamentale della nostra fede cristiana. All'origine di tutto c'e tanta ignoranza religiosa, madornale e abissale, generata anche dal disinteresse per queste cose. Quante, troppe persone sono convinte che questi argomenti possano interessare solo preti, frati e suore, oppure vecchie zitelle che odorano di sacrestia! Nessuno di loro mai si presenterebbe ad una stazione ferroviaria e alla richiesta dell’impiegato: «Per dove il biglietto? » si affretterebbe a rispondere: «Non lo so...».Tutti, vivendo, andiamo verso la morte ed è quindi il caso di guardare un attimino al fondo della nostra vita per capire cosa c'è o non c'è dopo...

«Io sono la risurrezione e la vita», ha detto Gesù. Queste parole di Gesù che senso hanno per me? Nessun altro uomo ha mai osato fare una tale affermazione, a meno che si trattasse di un pazzo conclamato. Se mi piace vivere, se amo immensamente la vita, e per questo cerco di viverla in tutta pienezza, allora mi deve essere ben chiaro nella mente che non ci potrà essere la Vita da una parte e Gesù dall'altra: Gesù è la Vita e la Vita è Gesù. Sì, senza Gesù non c'è più Vita.

E i nostri morti?

In vita li abbiamo ritenuti cari, preziosi, eccezionali: erano sicuramente splendidi fiori di bontà e di sicurezza. Ora che sono caduti solo i vistosi e fragili petali dei loro anni terreni, questi nostri cari, come eterni semi trapiantati nei solchi del regno dei giusti, oggi ci inviano dall’alto il fragrante profumo del loro affetto e ogni giorno ci circondano con l’abbraccio dolce e confortante della loro intercessione.

Don Mimì Faziolidi don Mimì FazioliTrivento (CB), 13 novembre 2007

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