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Ancora una lettera di don Pietro dal Brasile
Salute a tutti,
questa settimana sto viaggiando all'interno dello stato del Maranhão, che è grande una volta e mezza l'Italia.
Sono già stato a Timon (una cittá di 140.000 abitanti con 4 parrocchie) e questo fine settimana mi trovo ad Açailândia (poco più di 100.000 abitanti divisi in tre parrocchie). Due realtà diverse per situazione e per attività svolte dai comboniani, ma unite da un comun denominatore: la difesa della giustizia e la costruzione della pace.
Sto avendo l'opportunità di conoscere non solo i missionari che lavorano qui, ma anche tante altre persone che sono impegnate nel loro lavoro e nel servizio alle comunità.
Ci sono anche dei giovani e degli adulti che hanno lasciato la loro patria e si sono messi al servizio di questo popolo, non per guidarli o 'insegnare', ma solo per partecipare con loro alla costruzione del regno di Dio, per rendere più vivibile la loro vita e per vivere una comunità cristiana aperta agli altri e alle sfide di questa realtà.
Non sempre si riesce nell'intento, ma vedo la voglia di partecipare e di essere attenti al mondo attorno a loro per non farsi schiacciare da chi promette solo e poi approfitta del proprio potere per arricchirsi ai danni dei più deboli.
Il Brasile è un paese molto ricco sia nel suolo che nel sottosuolo, si produce molto, ma questa ricchezza anche se in piccola parte utilizzata per la gente, non ci arriva perché altri se ne approfittano e sono quelli che, per il loro ruolo, invece, dovrebbero aiutare.
Se in passato si poteva addossare la colpa solo alle grandi imprese straniere, oggi lo sfruttamento viene anche dall'interno e sono sempre i più poveri a rimetterci. E chi alza troppo la voce rischia anche di rimetterci la vita. E questo non succede solo qui, ma dovunque ci siano grossi interessi internazionali.
Forse questa realtà può aiutarci a saper guardare meglio alle altre realtà del mondo, ai posti dove c'è guerra, ai posti dove c'è che ancora soffre per la propria fede.
Sto rincontrando una chiesa molto viva nella fede, nella liturgia, nella carità, nella formazione cristiana...e questo diventa un interrogativo per me e, penso, per ognuno di noi: quale fede stiamo vivendo? Il dio della morte o il Dio della vita? Gesti solo esterni o scelte di un diverso stile di vita?
Una preghiera per tutte quelle persone sfruttate nel modo del lavoro sia in fabbrica che nel lavoro dei campi.
Grazie!
di Don Pietro MonacoMaranhão - Brasile, 23 aprile 2008