Domenica 23 novembre è la giornata di sensibilizzazione sul sostegno economico della Chiesa | Diocesi di Trivento

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Domenica 23 novembre è la giornata di sensibilizzazione sul sostegno economico della Chiesa

Domenica prossima, anche nella Diocesi di TRIVENTO, si tiene la giornata di sensibilizzazione sul sostegno economico della Chiesa. Infatti per la giornata di domenica 23 novembre, solennità di Cristo Re, a tutte le parrocchie è stato consegnato materiale perché le comunità possano approfondire i vari aspetti relativi ad un argomento che rientra a pieno titolo nella vita della Chiesa che, pur attenta alle “cose dello spirito”, vive a tutti gli effetti anche nel concreto della storia e della vita quotidiana.

Si tratta di un problema che di per sè non dovrebbe comportare particolari difficoltà interpretative, ma in realtà sull’argomento l’informazione appare ancora parziale e insufficiente, anzi spesso volutamente distorta da parte dei media. Da qui queste iniziative che hanno, tra gli scopi, anche l’informazione. Ad esempio tra le considerazioni torna periodicamente il luogo comune secondo cui la Chiesa è ricca, tanto ricca, e pertanto per vivere venda i suoi tesori artistici. Molto più serio invece sarebbe il problema della partecipazione delle comunità parrocchiali alla gestione dei beni ecclesiali nel nome del coinvolgimento e della trasparenza. In merito vi sono indicazioni precise della CEI e del nostro Vescovo perché nella parrocchie vengano istituiti i Consigli per gli affari economici e così i fedeli si sentano corresponsabili della gestione dei beni ecclesiali.

A questo proposito, proprio nel nome della trasparenza, forse è utile richiamare l’origine di questo sistema.

Con la firma dei nuovi accordi tra Stato e Chiesa (firmati nel febbraio del 1984 da Craxi e Casaroli) fu stabilito che appunto l’otto per mille del gettito Irpef fosse devoluto alla Chiesa cattolica e ad altre confessioni per scopi religiosi o caritativi oppure allo Stato stesso per scopi sociali o assistenziali. La divisione sarebbe stata fatta sulla base delle indicazioni degli stessi contribuenti chiamati a pronunciarsi con una firma, e senza alcuna spesa, sulla dichiarazione dei redditi o semplicemente sul Cud.

Quindi non è un privilegio della sola Chiesa cattolica, ma di diverse confessioni (alcune delle quali all'inizio contestarono fortemente l'iatituzione e poi invece hanno preteso la spartizione) e dello stesso Stato. Da parte sua la Chiesa cattolica rivendica anche motivazioni storiche ineccepibili, giacchè dai primi dell’Ottocento, quando i beni ecclesiastici sono stati, a più riprese, incorporati dallo Stato, a partire da Napoleone che chiuse i monasteri (diversi i conventi e le chiese sede di uffici pubblici) per giungere poi agli espropri fatti dal nuovo Stato italiano.

Con la voce “culto” si intende: costruzione di nuovi complessi parrocchiali, restauri e ristrutturazioni; attività pastorali; sostegno ai media diocesani; rimborso spese a sacerdoti inviati in parrocchie senza parroco per celebrazioni domenicali; aggiornamento dei sacerdoti; pastorale dei migranti e missioni; associazioni; sotto la voce “carità” rientrano gli aiuti a persone bisognose, enti ed associazioni che svolgono attività assistenziale; alla gestione dell’ufficio Caritas.

Aiuti sempre dall’8 per mille, ma direttamente dalla CEI, sono destinati ai beni culturali; ogni due anni, sempre la CEI, interviene nella realizzazione di progetti specifici (chiese o oratori) con una somma massima prestabilita.

A proposito di beni culturali è bene ricordare – per chi avanza la tesi che farebbero la ricchezza della Chiesa – che in realtà costituiscono una voce in forte passivo. Molte delle chiese della Diocesi che si trovano nelle 58 parrocchie, sono a rischio rovina e in genere gli organi della diocesi preposti a questo settore a malapena riescono a far fronte all’emergenza.

Tra i problemi che comportano i beni ecclesiastici, non vi è solo la manutenzione (voce ampiamente in deficit), ma anche la catalogazione e lo studio. Attualmente sono al lavoro esperti che stanno catalogando quasi il sessanta per cento dei beni culturali mobili. L’operazione è possibile grazie ai contributi della CEI. La catalogazione rientra nella salvaguardia di un patrimonio (si pensi ai numerosi furti e alla necessità di avere la documentazione per le indagini delle Forze dell’Ordine) che non appartiene solo alla Chiesa, il cui scopo non è quello di organizzare musei, ma di comunicare il Vangelo. La Chiesa sente ugualmente la necessità di tutelare le proprie memorie, ma non a scapito del suo fine principale. E le sue memorie non sono solo sue, ma di tutta la comunità. Il sentimento religioso fa parte del passato di tutti, anche dei non credenti, e lo dimostra l'attenzione che anche studiosi atei dedicano al patrimonio religioso.Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali - Comunicato Stampa23 novembre 2008

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