Avvento 2008 | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Avvento 2008

Con i Primi Vespri del 29 novembre, inizia il nuovo anno liturgico. Sua prima tappa è l’Avvento: parola che vuol dire letteralmente “qualcosa, Qualcuno che ti viene incontro”.

Ci sarà la venuta del Signore e il mio essere disponibile ad accogliere Colui che mi viene incontro, andandogli incontro a mia volta. Quindi devo sempre un essere proteso verso di Lui e sorpreso per tutto quanto Lui mi dirà e mi chiederà. Ma ciò che mi viene incontro non è mai come io l’avevo pensato. Le cose umane si pianificano, si credono, si aspettano. Dio, Dio santo e misterioso, ci sorprende sempre, con Lui c’è sempre un margine che ci sfugge, che va oltre, che ci affascina e sconvolge. Perché l’autore della Vita è più grande di tutti i nostri pensieri, è Lui più ricco e creativo della nostra intelligenza.

Voglio essere tra coloro che si fidano, che si lasciano condurre, anche se avrò delle sorprese, delle grandi e dolci sorprese.

La nostra attesa è ben diversa da quella degli Avventisti o dei Testimoni di Geova. Quando ascolto qualcuno di loro mi ritorna in mente quel che faceva vari decenni fa la Televisione Italiana, e precisamente la testata RAI Tre: invitava gli spettatori a partecipare ad un programma che s'intitolava “All’ulti­mo Minuto”: "Siete stati salvati per caso? Avete salvato qual­cuno? Scriveteci raccontando la vostra esperienza; la sceneg­geremo e la riporteremo in TV". E giù episodi, veri o inventati, di tragedie, di disastri e di drammi umani, per fortuna parossisticamente risolti all’ultimo istante.

L’Avvento cattolico pone un interrogativo fondamentale, una domanda ben diversa: se cioè siamo pronti a usufruire della salvezza di no­stro Signore Gesù Cristo oggi, e così ci troveremo pronti anche all'ultimo minuto, quando ritornerà il Salvatore? Questa domanda ne racchiude un’altra, in sé più impegnativa e cogente: mentre ci accingiamo a commemorare il Natale del Salvatore, venuto per la salvezza del genere umano, che cosa noi facciamo per salvare gli altri?

Il vero grande elemento dell’Avvento è la conversione: l’attesa, pur in esso racchiusa, e la sorpresa, che ne deriva, non devono servire ad altro che a preparare il nostro cuore alla conversione. Tutte le cose umane e spirituali hanno un tempo di attesa, di germinazione, di ruminazione, di incubazione, di fermentazione. Prima del loro tempo le cose da sole non nascono e per questo bisogna lavorare. Quando poi nascono non sono proprio come noi ce le aspettavano. Lasciarsi sorprendere significa permettere che Dio agisca nella nostra vita, lasciargli un bel margine perché ci conduca Lui e solo Lui. Per questo l’Avvento sarà sempre un’avventura: perché è un andare incontro verso qualcosa che ancora non conosciamo e questo, se da una parte ci fa paura e potrebbe bloccarci, dall’altra ci attrae e ci costringe a cambiare le nostre idee su di noi, sulla Vita, su Dio.

Invece noi diciamo: “Perché non succede niente? Perché siamo sempre uguali, o forse di anno in anno peggiori?”. La risposta è chiara: “Perché non siamo ancora pronti!”.

Io voglio continua a stare su ciò su cui devo stare: a diserbare la zizzania, ad arare la terra, seminarla, a concimarla, a togliere i sassi e un giorno qualcosa fiorirà. L’attesa è il tempo in cui la vita prepara noi ad accogliere ciò che dobbiamo accogliere. A molti di noi non succede mai niente perché non ci sappiamo preparare, non ci lasciamo forgiare da Lui: non attendiamo o attendiamo male, ma soprattutto non ci convertiamo, non ci lasciamo convertire. L’Avvento deve diventare perciò il tempo durante il quale le cose si capiscono meglio, le capacità si affinano, le forze si allenano, il cuore e la mente si formano.

E così l’Avvento sarà l’attesa della grande Gioia, l’attesa che apre all’amore, perché il Signore fa' già ora splendere il suo volto su di noi e noi… saremo salvati!

Don Mimì Fazioli

di don Mimì FazioliTrivento (CB), 3 dicembre 2008

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