ESPERIENZA DI VITA E CONDIVISIONE IN ALBANIA | Diocesi di Trivento

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ESPERIENZA DI VITA E CONDIVISIONE IN ALBANIA

ESPERIENZA DI VITA E CONDIVISIONE IN ALBANIA

Jon Sobrino teologo latinoamericano scrisse: “La più grande tragedia è la distruzione dell’umanità di un popolo, la più grande solidarietà è aiutare a ricostruirla, la più grande speranza è continuare a camminare, a praticare la giustizia e ad amare con tenerezza!”.
Partendo da questa riflessione vogliamo parlarvi un po’ di noi, della nostra missione in terra di Albania, terra che ci ospita da quasi sette anni.

“Shqipëria”, il nome che ha l’Albania in patria significa “paese delle aquile”. Oggi come oggi si può dire che l’Albania è il frutto di due storie parallele, quella che dall’antichità ha mantenuto intatti i caratteri originali di questo popolo e quella delle infinite sovrapposizioni storiche(barbari, greci, bizantini, slavi, veneziani, ottomani, italiani nel periodo dell’occupazione fascista) di cui c’è traccia archeologica e culturale in tutto il paese.

Uno sguardo, anche se breve, al passato di questo popolo ci aiuta a capirne il presente. Passato che può essere ben sintetizzato dalle parole di Andrea Riccardi:
Ricordo negli anni Ottanta, il mio primo viaggio in Albania. Tutto era “chiuso”; ogni rapporto con l’estero era interdetto. Il potere comunista aveva chiuso anche il cielo, sopprimendo la flebile vita religiosa che era rimasta, tra tanti dolori, sino al 1967..Da quel momento l’Albania era divenuta il primo stato integralmente ateo del mondo. Non era possibile praticare il culto, e la stessa vita familiare era sottoposta ad un pesante controllo….”.

Eppure tutto sarebbe passato con non pochi spargimenti di sangue da parte di tante persone e soprattutto di tanti religiosi e sacerdoti che hanno difeso il loro credo.Ma il crollo del muro di Berlino, le “primavere” dell’Europa Orientale fecero breccia anche in questo immobile staterello.Manifestazioni studentesche (la prima a Scutari nel gennaio 1990), scioperi, le grandi fughe all’estero, gli scontri in piazza, l’abbattimento della statua di Enver Hoxha a Tirana la richiesta di democrazia e libertà inducevano a cambiamenti importanti. Così anche la Chiesa d’Albania, dopo gli anni difficili di una atroce persecuzione, ha progressivamente ritrovato visibilità e operosità, partecipando attivamente alla vita sociale del Paese, collaborando con efficace impegno alla soluzione di gravi e sofferti problemi e adoperandosi per un reale futuro di speranza e prosperità. Qui si colloca l’opera di tanti missionari e missionarie che hanno saputo integrare il loro cammino di testimoni della fede in situazioni anche difficili ottenendo significativi riconoscimenti non solo in ambito cattolico, ma anche mussulmano e ortodosso.

Va sempre più prendendo piede l’esigenza che gli albanesi debbano prendere in mano responsabilmente il loro futuro, devono cioè lavorare per costruire il loro futuro. C’è un etica pubblica e privata da rifondare dopo il periodo traumatico del comunismo e dopo i difficili anni Novanta. Il primo contributo che la Chiesa Cattolica da parte sua deve dare è quello della crescita nella fede e nella preghiera. Crescita agevolata anche dal clima di tolleranza che caratterizza la convivenza nell’unico popolo albanese di confessioni religiose e culturali diverse che qui hanno imparato a vivere nella pace, nella fraternità e nella collaborazione.

Ed è dentro questa storia che si colloca la “nostra” piccola storia di “Sorelle Francescane della Carità” in terra di Albania. La spiritualità francescana ha in sé l’anelito alla missione così come il nostro Fondatore per tutta la sua vita ha coltivato il desiderio di partire missionario. Desiderio ereditato da noi sue figlie che, anche se poche, abbiamo accolto come segno provvidenziale la richiesta di una presenza religiosa in un villaggio nella Diocesi di Scutari, Koman, nel Nord Albania e da quest'anno la nostra presenza è fattiva ed operosa anche in un altro villaggio, sempre nella diocesi di Scutari: Melgusha, dove facciamo anche esperienza di condivisione con i fratelli mussulmani. La nostra fraternità è formata da tre suore. Non ci soffermeremo a parlare di tutto ciò che è esterno, ma con la gioia nel cuore vogliamo parlarvi di ciò che viviamo “dentro” il nostro cuore a contatto con questo popolo alle volte ancora tanto “misterioso”. I paesaggi che ci circondano ci fanno sentire il respiro di Dio proprio su di noi e così come Francesco d’Assisi il nostro cuore non si stanca di cantare le meraviglie dell’Altissimo. La vicinanza dei monti e la bellezza del lago ci fanno rimanere alle volte davvero incantate quasi perse in un mondo che in questo luogo sembra essersi fermato o meglio sembra progredire con molta, molta fatica e alle volte anche paura.

Subito però le voci dei bambini. Delle donne. Dei poveri, ci riportano nella realtà di volti assetati di sapere, di affetto, di compagnia. Così cerchiamo di vivere la nostra vita aiutando i bambini a crescere...stando vicine alle famiglie con i loro problemi. Cerchiamo di ascoltare i giovani con i loro desideri...con le loro difficoltà......cerchiamo ancora di farci vicine agli anziani che sembrano ormai chiusi nel loro mondo di tradizioni, di preghiere, di dolori.

Certo alle volte sentiamo il peso della nostra incapacità nell’aiutare, del nostro limite ancora nel parlare la loro lingua. Alle volte ci pesa non riuscire a fare di più e meglio.

Scopriamo anche quanto,pur “aspirando alla perfetta letizia francescana” ci pesa e fa male un rifiuto o l’essere considerati dei “dominatori proprio perché italiani”.

Eppure non ci scoraggiamo poiché sentiamo davvero che quando le cose per noi diventano difficili, per il Signore sono sicuramente più facili. Se Lui ci ha chiamato e voluto qui sa come guidarci e sa come aiutare a guidare gli altri verso il Sommo Bene...verso la pienezza del suo Amore. In tutto vogliamo affidarci alla Divina Provvidenza, anche quando ci ritroviamo a viaggiare su mezzi e imbarcazioni che davvero “ci tolgono il respiro!!!!”. Però anche in queste situazioni proviamo la gioia della condivisione.Una condivisione molto semplice...fatta di sorrisi di strette di mano di aiuti reciproci...
Condivisione che ci riscalda il cuore ogni volta che, soprattutto nei periodi estivi,poiché d’inverno le condizioni climatiche rendono quasi impossibile viaggiare, ci rechiamo nei villaggi, oltre il lago, di Dushman e Toplan , per la catechesi e i sacramenti, e per vivere qualche ora con queste persone che per arrivare ad esempio a Scutari devono percorrere un tragitto a piedi di un’ora e mezza, poi in barca per un’altra ora e mezza e poi con i pulmini da Koman per un’altra ora e mezza….Sono proprio queste persone che ci insegnano e ci ricordano l’importanza ed il valore del “tempo” speso per la condivisione con l’altro. Tempo che diventa “Kayros” donato al Signore.

Scriveva Victor Hugo: “Ci sono coloro che fissano il buio: io preferisco vedere le stelle”.
Così capita un po’ anche a noi che in mezzo a questo popolo che sentiamo sempre più nostro incontriamo tante situazioni che davvero hanno l’apparenza solo di “buio”, ma noi preferiamo, alla luce del Cristo Risorto, “vedere le stelle”. Sentiamo vive le parole di cui era consapevole già san Paolo quando scriveva al suo discepolo: “Annunzia la Parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina”(2Tm 4,2), ed altrove:Guai a me se non predicassi il Vangelo!”(1Cor 9,16).

Insomma cerchiamo di essere mani, piedi, volto, cuore di Nostro Signore al modo di Francesco d'Assisi ricordandoci sempre che "….ogni volta che avrete fatto una di queste cose ai miei fratelli più piccoli….l'avete fatto a me"….. cogliamo l'occasione di ringraziare don Antonio per questo spazio che ci ha offerto per condividere un po’ della nostra vita e tutta la diocesi, che nella persona del Vescovo Scotti sentiamo davvero tanto vicina. L'augurio per voi e per noi sia quello di non temere ciò che è diverso….poichè è la diversità che ci rende completi!. Vi portiamo nel cuore….uniti in preghiera. Pace a tutti voi.

Sr. Gelsomina, Sr. Nina, Sr. RosaScutari (Albania), 26 ottobre 2009

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