Riflessioni
Maria, luce del mattino
“Tra le pure creature sei, Maria, la più perfetta…”.
Son queste le parole iniziali del canto tradizionale che da generazioni si cantano nella Cattedrale di Trivento in occasione della novena dell’Immacolata.
Per nove sere abbiamo camminato lungo i sentieri della Parola ed io ho immaginato le Sue delicate fattezze, ho indagato l'essenza della Sua sublime grazia, ho invocato la Sua materna potenza.
Ho ragionato su tutti quei fossi bui e imprevedibili dell’ingratitudine umana, ho reciso i rami sterili disseminati lungo la via della storia della salvezza. Ho goduto per le sue albe luminose e ho temuto per i più cupi tramonti..
Tutte le pagine più stupende dei profeti restano aperte nella mia mente, chiare nella memoria, vive nel cuore e indimenticabili per alimentare la mia fede.
Mi hanno fatto incontrare altri pellegrini, come me, ma da me così diversi, perché si tratta di tutta gente ricolma di luce, anche se come me hanno percorso le dure strade asfaltate del dolore.
Ed ora a Maria Immacolata mi inchino, perché in queste vie d'infinito, Lei mi ha preso per mano e insieme abbiamo goduto dello stesso universo di pace, e solo Lei mi ha, in silenziosa delicatezza, riempito l'anima di dolce mistero.
Mi dimeno come in un arcobaleno d'estasi e in faville d'amore. Vorrei diventare Suo prigioniero, anche se senza… alcuna catena.
Mi affido a Te, o Mamma celeste, Tu che, più di ogni angelo pietoso, saprai svuotare questo profondo pozzo di dolore, dove si accumula l’acqua stagnante della malinconia, che tutto mi bagna, giorno dopo giorno, con il marciume dell’egoismo e il fango dell’indifferenza, fino ad intaccarmi ben più a fondo della pelle e a rivestire, con il vuoto e il silenzio, il cuore dell’anima.
Liberami da quel bozzolo fastidioso che mi cinge di pessimismo e che mi avvolge di noia, e ascolta, Tu, l’urlo di questa mia povera anima persa, che vuole rifuggire dai giorni maledetti del peccato, questi sì che riescono a stravolgermi e a strapparmi dalla dolcezza e allontanarmi dalla pace dei tuoi giorni stupendi, carichi di tenerezza materna.
Ti vorrei accanto, o Vergine Immacolata, adesso, per asciugare le mie lacrime, e, se sfiorerai i miei occhi, io non mi potrei sentire mai solo.
Ti chiedo, accorato: dove sei andata, Mamma? In quale angolo di cielo sei nascosta? Intanto continuerò a guardare in alto, in cerca di un tuo sorriso! Almeno oggi, Mamma, ascoltami e rispondimi, perché lo so che Tu mi pensi sempre, molto più di come io sto pensando, in questo momento, a Te!
>Don Mimì Fazioli
di don Mimì FazioliTrivento (CB), 4 dicembre 2009