Otto marzo: c’è ancora posto per la festa della donna? | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Otto marzo: c’è ancora posto per la festa della donna?

Otto marzo: c’è ancora posto per la festa della donna?

Non è questione di festa o non festa, ma è tutta ragione di corrispondenza di amore e di capacità nel saper rimuovere ogni gelosia e discriminazione.

Pensare di celebrare questa festa senza ricordare le originali parole del Papa Giovanni Paolo II, il quale seppe riconoscere la dignità ed il valore delle donne, nel 1988 quando con la lettera apostolica “Mulieris dignitatem” si pronunciò in loro sostegno e, nel 1995, con un altro Suo importante documento “La lettera alle donne”, che iniziava proprio con il suo e il nostro modo di dir “grazie!” alle donne, sarebbe una grave mancanza.

Ecco cosa diceva il Pontefice nella parte iniziale della sua lettera:
“Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.
Ma il grazie non basta, lo so. Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù. Ciò le ha impedito di essere fino in fondo se stessa, e ha impoverito l'intera umanità di autentiche ricchezze spirituali”.


Otto marzo: si dice viva le donne! Perché mai?

Il diffuso maschilismo, che immancabilmente degrada verso il misogenismo e che è rappresentato nell’affermazione che Mefistofele fa nel Faust di Goethe “Signore, ti ringrazio perché ci hai dato la ragione, così con la ragione possiamo essere più raffinati nel male, possiamo diventare più feroci”, non ha saputo far altro che anagrammare la parola “donna” in “danno”. Non si potrebbe essere più impuri ed aridi, più meschini e falsi, piùpigri e violenti di così!

Per fortuna l’umanesimo di matrice cristiana ragiona ed agisce in modo diverso, educa a saper vedere sempre, con rispettosa ammirazione e piena unità, nella donna un grande “dono”, una risorsa essenziale, un elemento qualificante di ogni società e di ogni cultura.

O donna, creatura stupenda di Dio, tu sei veramente necessaria e bella! Madre, sorella, sposa, amica… sei, e devi restare, il capolavoro di Dio!

O donna, tu sei, sì ogni donna è, meravigliosa, più del sole che ci riscalda durante il lungo inverno, più della musica che allontana da noi la paura del silenzio, perché la tua voce ci rassicura, ci conforta, ci rallegra, ci chiama, ci accompagna… sempre. Tu che il dono hai avuto della tenerezza, tu che sei colma di dolcezza, tu che illumini e fai rinascere la vita, tu che nel tuo più spontaneo sorriso racchiudi lo splendore dei fulgidi colori dell’arcobaleno.

Donna, tanto fragile eppure così forte e coraggiosa, anche quando non senti più una carezza sulla tua pelle, quando non puoi più sciogliere le tue chiome al vento, quando le rughe segnano profondamente il tuo viso o le consuetudini di vita ti rinchiudono dentro un nero funereo vestito, tu conservi sempre gelosamente la libertà della fede e l’energia dell’amore.

Donne rimaste sole che hanno infranto le catene dell’isolamento e non si sono mai rassegnate ad una vita superficiale e monotona, ma si sono immolate sull’altare del servizio e della dedizione ai più provati dalla vita. Donne che non rifuggendo dalle proprie responsabilità, non si trincerano in comodi ruoli di vedove melanconiche, ma riversano ogni bontà e tutta la loro dolcezza su persone disagiate o su adulti ancora infantili, mai cresciuti e non temprati alle asperità della vita.

Donne che hanno sopportato violenze di ogni tipo, hanno subito tradimenti di ogni specie, eppure, con indomita fortezza e con valoroso coraggio, hanno salvaguardato il bene della famiglia e hanno continuato a far sbocciare e maturare nuove vite, nuove speranze.

Otto marzo: offrire alle donne la festa di un giorno è ben poca e misera cosa! Meglio l’impegno per tutta una vita: gli uomini si decidano finalmente a cancellare ogni macchia di indifferenza e di superiorità, ad evitare i sentimenti e le tracce di discriminazione, sappiano allargare i confini della collaborazione, allora gusteranno a pieno la trasparenza e il profumo della bellezza della donna, autentico capolavoro uscito dalle mani di Dio.

L’augurio finale lo esprimo ancora con le parole di papa Wojtyla: “Vegli Maria, Regina dell'amore, sulle donne e sulla loro missione al servizio dell'umanità, della pace, della diffusione del Regno di Dio!”.

LETTERA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLE DONNE

di don Mimì FazioliTrivento (CB), 3 marzo 2010

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