Lettera di un papà al Bambino Gesù | Diocesi di Trivento

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Lettera di un papà al Bambino Gesù

Lettera di un papà al Bambino Gesù"Caro Babbo Natale, Caro Gesù Bambino..."
Alessandro, il mio splendido figlio, ha appena 2 anni e non sa ancora cosa significhi il Natale, per il momento vede le luci colorate intermittenti e dice che fanno "cucù... settè"; sa che c'è il presepe nel quale presto arriverà il Bambinello.Ma solo fra qualche anno inizierà anche lui a scrivere la sua letterina di Natale, proprio come abbiamo fatto tutti noi, in passato, e come continuano a fare i più piccini e non solo, oggi!

Ogni anno si ripete lo stesso rito: la penna corre sul foglio per scrivere il più alto numero di regali, pesanti, che si desidera ricevere, mentre i giovani neuroni vengono invasi da numerosi impulsi nervosi che eccitano al solo pensiero di quell'oggetto che sembra prendere forma ai loro occhi.

Poi il tempo corre veloce, ci si trasforma in ragazzi, poi si diventa uomini e donne e i desideri cambiano, ma lo stimolo è sempre lo stesso, quello non cambia affatto. Il desiderio di ricevere o regalarsi qualcosa è forte e la scarica di impulsi è sempre più intensa: si sviluppa nella mente, corre veloce fra le sinapsi ed eccola lì che arriva fino alla punta delle dita, al punto che sembra già di toccare quel regalo, di vivere quell'esperienza. È come non riuscire a vivere senza quella chitarra, senza quel paio di scarpe, ma anche senza quel prestigioso modello di cellulare, appena uscito sul mercato, o una vacanza alle Maldive, o... vincere il concorso da velina. Insomma cambia l'oggetto dei desideri ma la voglia di diventarne proprietari o beneficiari è forte come nei più piccini e a volte anche di più.
E allora taluni non resistono all'idea di arredare casa con mobili di alto design e un grande televisore al plasma; non hanno grandi disponibilità per cui aprono diverse finanziarie e poi perdono il lavoro. Spunta quindi la nuova letterina:"vorrei un prestito perché non riesco a pagare tutte le rate e sono a rischio pignoramento".

In questi casi non sempre Babbo Natale ha la soluzione nel sacco, o forse la soluzione c'è ma preferisce non dare regali così... pericolosi. La bacchetta magica è il desiderio dei più piccini, ma mentre loro la usano per gioco, i più grandi riescono a procurarsi serie lesioni.
Tanti altri hanno un forte desiderio di riempire le pance visto che non hanno le disponibilità per potersi procurare gli alimenti. In questi casi, nella letterina immaginaria, scrivono proprio questa richiesta: "abbiamo bisogno di qualcosa da mangiare". A volte non hanno amministrato bene i loro averi, altre volte invece non lavorano o non hanno tanta voglia di lavorare, altri si sono semplicemente rassegnati, restano a casa ad oziare e attendono che qualcuno risolva i loro problemi. Le loro letterine sono destinate a una lunga sosta: i tempi sono duri per tutti, figuriamoci per chi non ama rimboccarsi le maniche e, se necessario, imparare nuovi mestieri.

Poi ci sono le famiglie con bambini, talvolta con un lavoro, ma con un datore di lavoro che scrive letterine più influenti: "anche quest'anno voglio guadagnare soldi con il sudore e la precarietà di altri". E allora si vedono imprenditori che danno salari stracciati a operai sfruttati per 8 ore al giorno o pagare stipendi che sono la metà di quelli dichiarati in busta paga. Le letterine di queste famiglie iniziano a farsi più interessanti: chiedono un futuro migliore per i propri figli, chiedono che non ci siano più in giro imprenditori che ricevano periodicamente ingenti finanziamenti pubblici per poi intascare anche il compenso dei dipendenti, chiedono che ci sia più serietà e più giustizia.

Infine ci sono imprenditori onesti alle prese con clienti simili a quelli descritti nella prima categoria, che non si fanno scrupoli, non hanno il minimo rispetto per l'altro, sono quelle persone che vogliono apparire ad ogni costo, ma il conto poi, lo presentano agli altri: ricevono le consegne, decidono di non pagare e dopo un po' si apre una lunga trafila legale per recuperare quel minimo di credito che, chissà quando, sarà utilizzato per coprire soltanto le spese. E allora vediamo letterine di imprenditori disperati che non riescono a pagare i propri fornitori, non possono fare altri acquisti perché morosi, ma continuano a fare salti mortali continuando a pagare gli operai che sudano per mantenere in piedi quest'impresa ormai barcollante.

Questo è solo uno spaccato delle oltre 50 letterine "scritte" da altrettante famiglieche transitano nei Centri di Ascolto della Diocesi di Trivento. Peccato però che gli interessati non attendono il Natale per imbucarle. È il risultato di un anno di attività che la Caritas Diocesana ha voluto dedicare all'ascolto e all'osservazione del nostro territorio. Si tratta di tanti casi di vite che hanno un'unica finalità: migliorare la propria condizione di vita. Spesso però si sbaglia strategia e si commettono errori gravissimi spesso difficili da risanare.

C'è chi tenta di scovare i fattori che sono alla base di tutti questi mali e guarda caso non si riesce mai a trovare un unico colpevole. Si dice che la colpa è della società, di tutti noi che copriamo i più svariati ruoli sociali, che stiamo sulla strada, che frequentiamo le scuole, che siamo di esempio agli altri. E se è vero che "a mal comune mezzo gaudio" allora nessuno si sente abbastanza in colpa da provare a cambiare se stesso e migliorare questa benedetta società.

I media propongono modelli che non si basano più su valori fondamentali, anzi più hai la testa a posto e sei "normale", più sei lontano dai riflettori. Programmi poco impegnativi, basati sul nulla: Fratelli e Fratelloni, Isole varie, nemici e mezzi amici con tanto di esperti e attenti analisti di programma, insomma siamo tutti invitati a stare davanti al piccolo schermo per farci i fatti degli altri ed essere super preparati su qualsiasi vicenda accada ai vip. Così il popolo medio è indotto a imitare sempre più le gesta dei vari supereroi o supereroine del gossip nelle vicende mondane da non riuscire più a fare una scaletta di priorità: partecipare al matrimonio di un lontano parente con un abito importante, oppure acquistare il carburante per raggiungere in un mese il posto di quel lavoro precario ottenuto da poco?
La politica poi, si sta intasando di vari personaggi che basta guardarli per chiedersi cosa potrebbero fare per il bene comune, una sorta di rifugium peccatorum per le persone descritte poc'anzi, cioè coloro che scelgono la strada più facile per realizzare i propri desideri: soldi facili, poco sudore, nessuna responsabilità. Poi se negli anni non si è riuscita a fare di una piccola regione come il Molise, una regione pilota per promuovere progetti di sviluppo locale e renderla più vivibile, questo è di poco conto. Per fortuna c'è ancora qualche politico degno di rispetto e dotato di un'etica a prova di bomba, ma in democrazia contano i numeri e allora la strada percorsa è ancora poca. Intanto nel 2010 c'è ancora chi ha fame e non riesce a soddisfare questo bisogno primario.

In questo contesto si ha sempre meno tempo e voglia per interrogarci su dove stiamo andando e come stiamo bruciando quest'unica possibilità che abbiamo: la vita. Una la certezza: il desiderio di incontrare Dio appartiene sempre di più ad uno sparuto gruppo di persone troppo bigotte per essere prese come modello. E nella mia testa rimbombano i versetti del Libro della Genesi: "Il serpente disse: non morirete affatto! Anzi, Dio sa che, quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio". La tentazione del frutto proibito, il desiderio di sentirsi onnipotenti, simili a Dio continua ad essere attuale, ma la pericolosità decisamente superiore. Quanto è facile cadere nelle tentazioni di questo mondo, quanto è facile fare delle scelte in funzione delle difficoltà che si devono incontrare.

E allora, Alessandro, caro figlio mio, che, senza sapere il perché, stai facendo tesoro dei giorni che trascorrono, fai progressi ogni ora che passa, fa' crescere insieme a te le tue letterine. Possano maturare insieme a te e diventare la spinta per i tuoi progetti. Chiederai regali che possano servire anche agli altri, chiederai ai politici di non far finta che queste tristi realtà siano di mondi lontani. Chiederai per te e i tuoi vicini la forza di impedire che la vostra terra cada in preda a sciacalli senza scrupoli, che chi non ama e non è degno del proprio ruolo, il proprio lavoro, si faccia da parte. Chiederai più amore per te e per chi ti sta accanto, più serietà e responsabilità; chiederai che torni Gesù in mezzo a tanta gente sola, e ci aiuti a mettere fine alle sterili discussioni e ci spinga a produrre frutti di vera solidarietà e giustizia sociale.Michele Fuscoletti
(Responsabile diocesano dei Centri di Ascolto Caritas di Trivento e di Agnone)
15 dicembre 2010

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