Domenica 21 Aprile 2013: 50° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni | Diocesi di Trivento

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Domenica 21 Aprile 2013: 50° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Domenica 21 Aprile 2013: 50° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni Nella IV° Domenica dopo Pasqua, conosciuta come la "Domenica del buon Pastore", si celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che assume quest'anno un particolare rilievo sia per il 50° anniversario dal suo inizio, sia perché si colloca nel contesto fecondo e di Grazia dell'Anno della Fede.

Lo slogan scelto per questa Giornata è: Progetta con Dio... Abita il futuro.

La Speranza è un tesoro fragile e raro; il suo fuoco è sovente tenue anche nel cuore dei credenti. Abbiamo bisogno di una grande riserva di Speranza, per imprimere una decisa accelerazione alla pastorale vocazionale, attraverso una mobilitazione affettiva e orante del popolo di Dio. Ci ricorda S. Paolo: "Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale Speranza vi ha chiamati" (Ef 1,18):è l’annuncio di un orizzonte luminoso verso cui insieme proiettarsi, per essere cercatori di luce. Le vocazioni, segno della Speranza fondata sulla Fede (Spe Salvi, 34).

Riflessione
Il 21 aprile 2013, quarta domenica di Pasqua, si celebra la 50ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni; il messaggio pontificio così ci prepara alla celebrazione: questa "è l’occasione nella quale le diverse comunità ecclesiali sparse in tutto il mondo ritrovano spiritualmente unite, ogni anno, per implorare da Dio il dono di sante vocazioni e per riproporre alla comune riflessione l’urgenza della risposta alla chiamata divina. Questo significativo appuntamento annuale ha favorito, infatti, un forte impegno a porre sempre più al centro della spiritualità, dell’azione pastorale e della preghiera dei fedeli l’importanza delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. La speranza è attesa di qualcosa di positivo per il futuro, ma che al tempo stesso deve sostenere il nostro presente, segnato non di rado da insoddisfazioni e insuccessi".
Perché i fedeli cristiani sono invitati a pregare per le vocazioni, per coloro che si sono lasciati sedurre dal Signore, da Colui che, come diceva Manzoni, ‘non turba mai la gioia ai suoi figli, se non per prepararli ad una più certa e più grande’?

Bruno Ferrero riporta la storia di un rabbino saggio e timorato di Dio che, una sera, dopo una giornata passata a consultare i libri delle antiche profezie, decise di uscire per la strada a fare una passeggiata distensiva. Mentre camminava lentamente per una strada isolata, incontrò un guardiano che camminava avanti e indietro, con passi lunghi e decisi, davanti alla cancellata di un ricco podere. Incuriosito il rabbino chiese " Dimmi, per chi cammini, tu?". Il guardiano disse il nome del suo padrone., ma, subito dopo, chiese al rabbino: "E tu, dimmi, per chi cammini?". Questa domanda, conclude la storia, si conficcò nel cuore del rabbino.

E’ doveroso per il cristiano chiedersi, almeno una volta nella vita: "E io, per chi cammino? Per chi sono tutti i miei faticosi passi e gli affanni di ogni giornata? Insomma per chi vivo?". Si può vivere anche per Qualcuno. Ad ogni passo puoi ripetere il suo santo Nome. Ti accorgerai che mai avrai avuto una giornata così leggera e soddisfacente.

Sì, ciascuno di noi ha una missione vera e propria nella vita. Gesù, nell’ultima cena, ha pregato il Padre per i suoi discepoli, dicendo: «Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo». Quando più cresciamo nella fede tanto più ci rendiamo pienamente conto che siamo mandati per adempiere i compiti che Dio ci ha dato, non possiamo agire più come se fossimo noi a scegliere come, dove e con chi vivere, non dobbiamo comportarci più come se fossimo gettati allo sbaraglio nella creazione e dovessimo decidere come passare il tempo finché moriremo. Ma ci rendiamo contro che siamo stati mandati da Dio nel mondo, proprio come Gesù. Quando cominciamo a vivere la nostra vita con questa convinzione, allora scopriamo subito che cosa siamo stati mandati a fare e può scoccare la riposta generosa alla divina chiamata.
Si parte, si deve partire sempre da Gesù, vero maestro di vita, e così, solo se conquistati da Lui, tanti giovani e no si donano, con gioia, e,con rinnovato entusiasmo, mettono a disposizione dei fratelli ogni ora della loro vita, una vera fioritura di dedizione, ardente e forte. Colui che è conquistato dall’invito di Gesù "Vieni e seguimi" si predispone a rendere la propria vita luminosa e pura, libera dagli egoismi e dalle tristezze, votata ad una bella e perenne primavera.

Ci vuole solo un pizzico di coraggio e di altruismo per trasformare la propria vita in uno slancio di generosità senza misura, di donazione senza stare a considerare e a calcolare che cosa ci si perde e che cosa ci si guadagna, ma si punta tutto sull’essere impegnati ad amare e a fare amare il Signore Gesù, nel Cristo Risorto e vivo nel quale si ripone ogni speranza e al quale si dedica tutta la vita.

Ma, attenzione, ogni consacrato non è mai un superman, egli è semplicemente uno che si affida allo Spirito Santo, la cui voce si ode nei venti della speranza e il cui respiro dona vita e la fa fiorire in tutto il mondo. Egli ascolta fiducioso la voce dello Spirito, si avvicina a Lui, e, proprio perché si sente piccolo e debole, non si vergogna di confidare che ha bisogno dei suoi doni, della sua forza e della sua saggezza.

Ogni mattina, il sacerdote prega così: "Donami la saggezza del cuore, affinché io possa comprendere le cose che Tu vuoi da me, le cose che devo insegnare al mio popolo, fedele sempre all'insegnamento che Tu hai nascosto in ogni pagina della Bibbia, in ogni gesto del Signore Gesù. Che non mi senta mai superiore ai miei fratelli, ma mi metta a loro pieno servizio e proprio per questo Ti chiedo tanta forza per poter sempre amare e per poter combattere il mio più grande nemico, me stesso".

E alla sera, al termine anche delle giornate più faticose e laboriose, Gli confida umilmente: "Fammi sempre capace di presentarmi a Te con le mani pure e lo sguardo sereno, affinché il mio spirito
possa sostare dinanzi a Te, senza vergogna, ma solo con la gioia di aver fatto la tua divina volontà".
Don Mimì FazioliTrivento, 18 aprile 2013

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