La lettera di padre Gennaro Cicchese nel 25° anniversario del suo sacerdozio | Diocesi di Trivento

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La lettera di padre Gennaro Cicchese nel 25° anniversario del suo sacerdozio

Eccellenza reverendissima,

Veneratissimi fratelli nel sacerdozio,

Vorrei parteciparvi la gioia del mio 25° di sacerdozio (Campobasso, 1° ottobre 1988, parrocchia Mater Ecclesiae). Rendo grazie a Dio per avermi creato, fatto cristiano e per avermi chiamato a una vocazione religiosa, missionaria e sacerdotale.
Quando Egli è entrato in maniera nuova e inattesa nella mia vita e mi ha sussurrato con parole suadenti "e tu non saresti disposto a dare una vita tutta per me?", non ho saputo resistere al suo invito.

In verità la mia chiamata è stata prima di tutto una chiamata alla vita religiosa. San Francesco era il mio modello, avendo frequentato i frati cappuccini ad Agnone e i frati minori a Campobasso, nelle rispettive parrocchie di Maria Santissima di Costantinopoli e di Sant'Antonio. Poi l'incontro con un gruppo missionario, la riscoperta del Vangelo, i contatti con la comunità OMI di Ripalimosani, hanno segnato il mio cammino indirizzandomi sulle orme di sant'Eugenio De Mazenod, fino a una scelta definitiva come
Missionario Oblato di Maria Immacolata compiutasi, dopo gli anni di formazione ai Castelli Romani e presso le Università Lateranense e Gregoriana, nell'oblazione perpetua a Fontem, il 27 dicembre 1986, durante il mio anno di stage in Camerun.
Mi sentivo così appagato da non cercare altro. Essere consacrato a Dio: che cosa si può desiderare di più? Ma il Signore mi sorprendeva nuovamente e, dopo il diaconato (Frascati, 1987) e il servizio presso i nomadi del Casilino, alla periferia di Roma, mi chiamava a immedesimarmi in Lui come sacerdote.
Mi rendo conto che la festa del 25° non è la mia, ma di Gesù sacerdote: l'unico vero perfetto sacerdote che ha compiuto in sé tutte le promesse, aprendoci le porte del Paradiso. In questi anni ho scoperto l'importanza di lasciarlo abitare in me, per vivere un "sacerdozio mariano", nell'ascolto profondo degli altri, fedele alla mia divisa: "Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte" (Pv 8, 34) e attento alla "parola" di Gesù: "Io in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Gv 17, 23). Credo sia questo il compito sacerdotale più alto: essere costruttori d'unità e annunciatori dell'amore sconfinato di Dio tra gli uomini, come sto sperimentando, anche da docente e formatore, in questi ultimi sette anni di missione in Senegal.
Rendo gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo per la vocazione ricevuta invocando, umilmente, la vostra preghiera, affinché possa continuare degnamente e responsabilmente questa missione che si è rivelata, fino ad oggi, una meravigliosa esperienza umano-divina.
Filialmente e fraternamente vostro!

Padre Gennaro CiccheseCampobasso, 24 ottobre 2013

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