294° anniversario della dedicazione della Cattedrale di Trivento | Diocesi di Trivento

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294° anniversario della dedicazione della Cattedrale di Trivento

La cattedrale di Trivento

Lunedì 20 gennaio si è tenuta la solenne celebrazione in Cattedrale con la presenza dei Canonici del Capitolo della Cattedrale, presieduta da mons. Claudio Palumbo.

Qualche anno fa in visita alla cattedrale di Trivento sono venuti dei giovani argentini, discendenti di emigrati molisani. Tra di loro una giovane nipote di un triventino emigrato in Argentina nel secolo scorso. Costei guardava e riguardava la piazza antistante la Cattedrale e sembrava smarrita e confusa. Le ho chiesto cosa cercasse e mi ha detto, testuali parole: "mio nonno me l'ha sempre descritta così bella, però la dipingeva piena di gente e del chiasso dei bimbi, mentre io la trovo così silenziosa e deserta".

Ricordando questa storia medioevale ho ripensato alla fatica e all'orgoglio dei triventini che hanno costruito questa Cattedrale che si avvicina al millennio della sua fondazione (1076 - 2026) e mi piace raccontare questa storiella.
Un pellegrino era in cammino, a piedi, verso un famoso santuario, come si usava a quei tempi. Quando la strada cominciò ad inerpicarsi per il brullo fianco di una collina che pareva desolata e battuta dai raggi roventi del sole prese ad incontrare tanti grossi mucchi di pietra sui quali era seduti degli uomini che scalpellavano i massi di roccia per ricavare blocchi di pietra squadrata adatti alla costruzione. Man mano che il pellegrino si avvicinava guardò con compassione un primo operaio che la polvere, la fatica e il sudore rendevano irriconoscibile e timidamente gli chiese: "Che cosa fai?". L'uomo, tutto intento al suo lavoro e con tono sgarbato, rispose: "E che non lo vedi? Mi sto ammazzando di fatica!".

Il pellegrino non disse nulla e continuò il suo cammino verso il santuario. Notò un secondo spaccapietre, altrettanto impolverato, stanco, e forse ferito, e anche a questo rivolse la stessa domanda: "Che cosa fai?". La risposta fu: "Non lo vedi? Da mattino a sera lavoro per mantenere la mia famiglia, ho moglie e dei bambini da campare". Quando il pellegrino giunse in cima alla collina trovò un terzo spaccapietre che, proprio come gli altri, era affaticato e stanco morto, però questi, oltre alla polvere sui vestiti e al sudore sul volto, avevano una strana serenità e gioia negli occhi. Il pellegrino gli chiese "Che cosa fai?".Questi, a differenza degli altri due, sorridendo con fierezza ed orgoglio, rispose: "Non lo vedi? Sto costruendo una cattedrale destinata a sfidare i secoli mortali!".

E' una storia alla quale ripenso ogni volta che guardo la nostra Cattedrale che accoglie tanti e tanti fedeli e il campanile che punta diritto verso il cielo e a loro dedico queste scarne parole.

Antico e sacro Duomo di Trivento
dalla bella facciata di pietra grigia,
così ben ornato di simboli e colonne,
tanti, passando indaffarati e distratti,
appena ti volgono lo sguardo
di te restano ammirati ed estasiati.
Pochi sanno però quanto tu,
di questa gloriosa città,
di questa vetusta nostra Diocesi,
per secoli, sia stato  e resti
il centro, il cuore, l'anima.

Eppure ogni triventino verace,
sia pure emigrato in terre lontane,
ti sogna sovente
e, nel ripensare nostalgico a te,
sicuramente rimpiange
l'austera bellezza della quieta
e silenziosa tua piazza,
sulla quale t'affacci maestoso
e che tu imponente domini.
E' proprio allora che, riempiendosi
gli occhi di ricordi e di lacrime,
ognuno, fiducioso e commosso,
chiede ai Santi Patroni
una particolare benedizione.

Tu sei sempre nei nostri cuori,
amato e ammirato monumento di fede,
a tutti ridoni momenti lieti e sereni.
Ebbene, come custodisci
da secoli nel tuo grembo
la splendida cripta di san Casto,
splendido scrigno di storia e di arte,
aiutaci a conservare orgogliosi
la fede, la speranza e la pace.

Quanti ti passano vicino,
se entrano poi, o spinti da curiosità
o con atteggiamento pio e devoto,
restano conquistati subito e rapiti
dalle navate tue ampie e severe.
Tu diventi per loro l'amico di sempre,
il geloso custode d'una vita di grazia,
da trascorrere a servizio del mondo,
da testimoniare alla luce del Vangelo.

Ufficio comunicazioni socialiTrivento, 29 gennaio 2020

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