25 Marzo - Annunciazione del Signore | Commento al Vangelo

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25 Marzo - Annunciazione del Signore

Liturgia: Is 7, 10-14; Sal 39; Eb 10, 4-10; Lc 1, 26-3825 Marzo - Annunciazione del SignoreAl sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Un capolavoro conosciutissimo dell’arte cristiana è l’Annunciazione del Beato Angelico. Due soli i personaggi: l’angelo Gabriele e Maria; in scala diversa rispetto all’architettura, più alti delle colonne; Maria addirittura altissima, senza proporzioni nei confronti dello stesso angelo, per indicare la sua eccelsa dignità di Madre di Dio. La Vergine siede su un rozzo sgabello, vestita di una tunica dello stesso colore dell’architettura e di un manto azzurro, bordato d’oro e foderato di verde. Mentre continua a fissare l’angelo, Maria si inchina, per obbedire alla volontà di Dio, e porta le mani al petto, per accogliere trepidante il Verbo che si fa carne. Gabriele, di profilo, si piega davanti a lei per renderle omaggio. Ha la freschezza di un giovinetto. La sua tunica è ricamata e bordata d’oro. Le sue ali sono variopinte e iridescenti, di ocra gialla e rossa e di terra verde. L’intento dell’artista è suggerire l’invito a imitare Maria, ad accogliere e a far crescere la presenza di Cristo in noi, ascoltando e mettendo in pratica la parola di Dio, per poi annunciarla anche agli altri.

Trovarsi dinanzi a un capolavoro come questo del Beato Angelico è emozionante e si sente forte l’invito a rientrare in noi stessi per meditare quello che si contempla. Cosa provò l’angelo Gabriele dinanzi a Maria, la piena di grazia? Qualcosa dell’emozione di Dio stesso nel sentir dire – finalmente - da una creatura: “Sì, come Dio vuole”.

Trovarsi, per grazia straordinaria, dinanzi al volto di Maria, come fu per Bernardette, è appena immaginabile. La ‘Signora’ non aveva ancora detto il suo nome; proprio il giorno dell'Annunciazione, 25 marzo 1858, disse nel dialetto dei Pirenei: “Io sono l'Immacolata Concezione”. E Bernardette era corsa ripetendo: “Io sono l'Immacolata Concezione... Io sono l'Immacolata Concezione...”. Arrivata di fronte al sacerdote, senza nemmeno dire buon giorno, ripeté: “Io sono l'Immacolata Concezione”. La bambina non sapeva che significasse ed era certa d’aver portato il nome e forse il cognome della piccola bianca Signora.

Nazareth, sconosciuto villaggio dell’ultima provincia dell’Impero di Roma. Massabielle, la grotta dei maiali, alla periferia di un paesino dei Pirenei, dove nessuno avrebbe mai scommesso di trovare qualcosa di buono. Posti che non contano dove Dio trova la sola cosa necessaria, la parte migliore, il volto bello dell’umanità, l’immagine autentica del suo popolo, della Chiesa.

Il volto della Chiesa è certamente petrino. Abbiamo imparato, con gli ultimi successori di Pietro, a riconoscere anche il profilo mariano. Di più. Benedetto XVI, ricordando Giovanni Paolo II, non ha esitato ad affermare che il principio mariano nella Chiesa “è ancora più originario e fondamentale” di quello petrino e che questo va considerato alla luce di quello; Pietro alla luce di Maria. Ed ha spiegato: “L’icona dell’Annunciazione, meglio di qualunque altra, ci fa percepire con chiarezza come tutto nella Chiesa risalga lì, a quel mistero di accoglienza del Verbo divino, dove, per opera dello Spirito Santo, l’Alleanza tra Dio e l’umanità è stata suggellata in modo perfetto. Tutto nella Chiesa, ogni istituzione e ministero, anche quello di Pietro e dei suoi successori, è ‘compreso’ sotto il manto della Vergine, nello spazio pieno di grazia del suo ‘sì’ alla volontà di Dio”.

Non c’è opposizione, naturalmente, tra le due dimensioni della Chiesa, quella mariana e quella petrina. Esse “si incontrano in quello che costituisce il compimento di entrambe, cioè nel valore supremo della carità, il carisma ‘più grande’, la ‘via migliore di tutte’, come scrive l’apostolo Paolo”. Il profilo mariano è il principio dell’accoglienza dell’iniziativa divina, del dono della Parola che si fa carne. E all’accoglienza segue la risposta.Tre sono i pilastri su cui si regge la Chiesa popolo di Dio: Parola, sacramenti e ministero ordinato. Essi sono il fondamento, la “roccia” (in questo senso il principio “petrino”. Non bastano, però, i soli pilastri. La Chiesa prende forma – volto – solo se trova una risposta accogliente. La prima fu quella di Maria, nel momento stesso della domanda di Dio portata dall’angelo. Ecco perché, sul volto di Maria, si disegna quello della Chiesa che le assomiglia in tutto. Maria, a sua volta, ha ripetuto a Bernadette l’invito alla conversione. Dall’annuncio a Maria all’annuncio al cuore di ogni uomo, in attesa di una risposta simile: Eccomi, sono la serva del Signore; sia fatto di me secondo la tua parola.

Angelo Sceppacerca

Mons Angelo Sceppacerca25 marzo 2010
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