Domenica 13 Giugno | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 13 Giugno

Liturgia: 2Sam 12, 7-10.13; Sal 31; Gal 2, 16.19-21; Lc 7, 36-8, 3Domenica 13 GiugnoNon fermiamoci a chiedere se l’amore della donna per Gesù nasce dal perdono o è l’amore che provoca la misericordia. Cosa viene prima: la grazia o l’amore?
Luca vuole dire che a salvare quella donna, pubblica peccatrice, è il suo amore per Gesù. Questo amore è, al tempo stesso, effetto e causa della grazia del perdono: in quanto assolta, risponde con amore; e perché capace d’amare, è aperta ad accogliere la misericordia che la rende giusta agli occhi di Dio e migliore di quelli che la giudicano. L’amore accetta d’essere amato e riceve la grazia. E’ un circolo vivo, una danza d’innamorati.

La peccatrice fa irruzione nella casa di un fariseo, uno che presume della propria giustizia. Lei, al contrario, rende giustizia a Dio perché si conosce peccatrice e ri-conosce la misericordia di Dio. Così, in una casa della legge Gesù apparecchia il banchetto per il peccatore.
Da una parte una donna rannicchiata, che riceve l’eccedenza dell’amore fino ad impregnarsene, come una spugna, e a traboccarlo perché non può contenerlo tutto. Dall’altra il presuntuoso che presume il merito, mentre ignora il debito e manca dell’amore che lo condona.

In quella casa si scandalizzarono della scena sotto i loro occhi. Ma di “scandaloso” c’è solo la domanda: chi è la vera prostituta?
Luca, col suo vangelo della misericordia, indica il fariseo come il vero colpevole di prostituzione, perché sostiene di meritare l’amore di Dio. E questo è meretricio, prostituzione, il commercio dell’amore. Questo non è uno fra i tanti peccati. E’ il vero, solo peccato contro Dio che è Amore. Il banchetto e l’abbraccio che risana è per quelli che accettano il perdono, amore gratuito e quella donna è figura di tutto il popolo (ci siamo anche noi) che si riconosce peccatore e bisognoso di assoluzione.

Paradosso si aggiunge a paradosso. La donna entra in casa d’altri, non invitata, e viene perdonata; il fariseo, proprietario della casa, rimane fuori dalla festa della misericordia, anzi viene smascherato.
La scena è tenera e commovente. Sono impegnati tutti i sensi: la vista, l’udito, il tatto, l’odorato e persino un sapore di lacrime e di corpo baciato. E’ tutto l’amore per il Signore Gesù, il Dio fattosi vicino. Il cristianesimo, la nostra fede, è tutto in questo amore che trasforma l'umanità peccatrice in sposa del Signore, immagine fortissima della chiesa e della vicenda di ognuno.
La scena è anche impressionante e si svolge gran parte in assoluto silenzio: il gesto della donna, i pensieri del padrone di casa. Il fariseo giudica la donna ma ancor più giudica Gesù: “se fosse un profeta, saprebbe”. Il giudizio acceca il fariseo e lo rende incapace di comprendere che il Signore non solo sa chi è quella donna, ma che proprio per lei è venuto.

Una donna nella casa di Betania unge con balsamo profumato il capo di Gesù. Un’altra, in casa di Simone, unge con unguento prezioso i piedi di Gesù, e li asciuga con i capelli. Non sappiamo il loro nome, ma indelebile è il loro gesto: spargono profumo costoso senza nessun calcolo o risparmio. Amano, dunque danno tutto. E tutto ricevono. Ora sappiamo che erano discepole di Gesù, capaci di sentire fin nel corpo la salvezza ricevuta.

Gesù per tre volte rimprovera Simone e loda la donna: “tu non…, lei, invece, sì”. Simone conoscerà le regole dell’accoglienza, ma è lei a metterle in pratica. Lui ha accolto Gesù in casa con freddezza; lei con calore dentro la sua vita. Lui ha aperto la dispensa; lei il cuore. Lui ha giudicato la donna e Gesù; lei nessuno, anzi solo se stessa. E tre sono le benedizioni di Gesù su quella donna: “Ti sono perdonati i peccati”; “La tua fede ti ha salvata”; “Vai in pace”.Mons Angelo Sceppacerca13 giugno 2010
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