Domenica 1 Gennaio | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 1 Gennaio

Liturgia: Nm 6, 22-27; Sal 66; Gal 4, 4-7; Lc 2, 16-21Domenica 1 Gennaio I pastori, come Maria, accolgono la Parola in silenzio. Dal silenzio che è ascolto nascono le parole buone; quelle di Maria che magnifica il Signore, quelle dei pastori che “dicevano l’un l’altro” e “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”.

Dall’annuncio, l’ascolto; quindi la decisione di mettersi in cammino: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. La gioia viene dal fatto che i nostri occhi vedono che è proprio vero, che accade quello che dice la Parola del Signore. Maria insegna ancora che tutto questo va conservato nel cuore.

Il primo gennaio è consacrato alla preghiera per la pace. Noi amiamo la pace e ne soffriamo la mancanza.Ancora oggi intorno a noi quello che accade è la violenza, la guerra; prevale l’arroganza e la stessa economia alimenta l’ingiustizia. L’uomo non è capace di imparare dalla storia e dai propri errori; è incapace di cambiare.

Cosa suggerisce la fede? Di iniziare da noi stessi. Solo un cuore in pace con se stesso, può diventare portatore di pace. E’ la scelta di chi incontra la pace profonda nell’amore di Dio. L’amore di Dio converte la mia violenza e la mia rabbia in accoglienza e misericordia. I santi lo avevano capito fino in fondo, come Francesco d’Assisi. Signore, fa di me uno strumento della tua pace; dov’è odio che io porti l’amore, dove è offesa che io porti perdono, dove è discordia, che io porti l’unione, dove è l’errore, che io porti la verità, dov’è il dubbio che io porti la fede, dove è disperazione che io porti la speranza, dove è tristezza che io porti la gioia, dove sono le tenebre, che io porti la luce. Signore, che io cerchi non tanto di essere consolato, quanto di consolare; di essere compreso, quanto di comprendere; di essere amato, quanto di amare. Poiché è donando che si riceve; è perdonando che si è perdonati, è morendo che si risuscita a vita eterna.Mons Angelo Sceppacerca1 gennaio 2012
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