Domenica 16 Settembre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 16 Settembre

Liturgia: Is 50, 5-9a; Sal 114; Gc 2, 14-18; Mc 8, 27-35 Dopo il cieco risanato, oggi Gesù chiede agli apostoli se loro hanno occhi per riconoscerlo. La gente e i discepoli stessi, cosa vedono, cosa dicono di Lui? Pietro mostra di vedere bene chi sia Gesù: "Tu sei il Cristo", il Messia, l'atteso da tutta la storia. Il "vedere" di Pietro è fede, un vedere che è solo dono di Dio.

Gesù vieta di parlare di lui "ad alcuno". Un silenzio necessario anche oggi quando si cercano visioni trionfalistiche e vincenti della persona e del mistero di Gesù. Egli sta invece insegnando quale sia la strada che deve percorrere, fino alla sua uccisione a alla sua risurrezione. L'obbedienza di Gesù al Padre lo porta ad immergersi nel dramma dell'esistenza umana, fino alla morte di croce, come un malfattore.

Fuori dalla fede – dono di Dio – Pietro non capisce un Messia annichilito, sconfitto e sofferente. Pietro non "vede" più e lo rifiuta! Gesù, voltandosi e guardando i discepoli, rimprovera Pietro. Il piccolo gruppo che lo segue rappresenta l'umanità con i suoi limiti, le ferite e le debolezze. E il Signore si rivela, facendosi Egli stesso piccolo fino alla Croce.

Da oggi chi "vuol venire dietro a me" deve rinnegare se stesso. La vita cristiana è la permanente conferma del dono battesimale, come rinuncia al male, e come scelta della vita nuova. L'esistenza cristiana è quotidiana morte e risurrezione. Nella vita di fede tutto si capovolge; quello che era da "salvare" si cambia in quello che è considerato "perdita" Se la potenza del mondo è il potere di dare la morte, la potenza della vita nuova è il dono di sé, il dono della vita.

"Vai dietro a me!" è il comando di Gesù a Pietro che si opponeva alla logica della croce. Andare dietro a Gesù significa essere suoi discepoli, mettere i piedi nelle sue orme, fare la stessa strada. Eppure l'obiezione di Pietro è razionale, perché rifiuta il patire e la morte. Solo che Pietro non pensa le cose di Dio, ma quelle degli uomini. Gesù non fa sconti e non esita a chiamare diabolico questo modo di ragionare, come se Pietro facesse la parte di Satana. È, ancora una volta, la scelta del Battesimo fra la sapienza di Dio e quella di Satana. Satana porta una morte che è la fine di tutto; Gesù fa vedere come il dolore – anche fino alla morte – può essere vissuto come un sacrificio d'amore. Ognuno di noi ha conosciuto, pur se in piccolo, questa esperienza.Mons Angelo Sceppacerca16 settembre 2012
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