Domenica 16 Marzo | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 16 Marzo

Liturgia: Gen 12, 1-4; Sal 32; 2Tim 1, 8-10; Mt 17, 1-9Domenica 16 Marzo La voce e le parole di Dio spaventano a morte i discepoli. Gesù li risuscita: "Alzatevi" (il verbo della resurrezione) e li guarisce dalla paura: "Non temete!". Dal terrore di morte alla gioia: è il mistero della pasqua. La nube ricorda quella dell'esodo (Mosè): luminosa per gli Israeliti e tenebrosa per gli Egiziani. Anche qui c'è il monte, elevato e in disparte; Gesù è il nuovo Mosè.

Domina il bagliore
, il volto splende come il sole e le vesti sono sfolgoranti. Tutta la luce è della Parola; anche Mosè ed Elia, che rappresentano l'inizio e la fine della storia salvifica che si compie in Gesù, mettono in luce Lui in mezzo a loro. La teofania è di Gesù: Lui è la luce della nostra vita. La parola del Padre lo conferma.

Pietro vorrebbe fissare questa storia
in un luogo (qui), ma alle tende/capanne costruite dall'uomo si sostituisce la presenza di Dio e la nube ne è il segno, la shekinah; la voce di Pietro cede a quella che viene dalla nube e che torna a pronunciare le stesse parole del battesimo di Gesù: "Questi è il mio Figlio, il prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!".

Alla fine resta Gesù "solo"
perché lui è la pienezza e il compimento. La trasfigurazione è perché i discepoli (gli stessi nel Getsemani) comprendessero e facessero esperienza della regalità di Gesù attraverso la sua sofferenza. Per un istante la Pasqua è anticipata, ma resta ancora la strada da fare per arrivarci: la croce. Si comprende la proibizione di Gesù a raccontare l'esperienza di questa visione; la si potrà capire solo dopo la sua risurrezione. Di più. La risurrezione farà capire anche chi è Giovanni Battista, chi è Mosè, chi è Elia, chi sono loro. Anche Lutero comprese bene che la scena della trasfigurazione tratta della morte, "del fatto che si deve disprezzare la morte e considerarla soltanto come un passaggio da questa abitazione di lavoro e di servizio alla gloria di una vita migliore".

La trasfigurazione è un evento riservato, tutto si compie "in disparte"; è un miracolo segreto, un contrasto tra la luminosità abbagliante e la sua riservatezza. A Pietro che voleva costruire tre capanne, Dio risponde avvolgendoli tutti nella nube della sua presenza e della sua abitazione in mezzo al popolo. La luminosità e l'ombra dice che il mistero è un dono che si può solo ricevere, non costruire con le nostre forze.Mons Angelo Sceppacerca16 marzo 2014
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