Domenica 1 giugno - Ascensione | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 1 giugno - Ascensione

Liturgia: At 1, 1-11; Sal 46; Ef 1, 17-23; Mt 28, 16-20Domenica 1 giugno - Ascensione Le ultime parole del vangelo di Matteo, che ne contiene 18.278 (in greco) sono queste: "Io sono con voi". Eco di quelle alla nascita: "Emmanuele, Dio-con-noi". Sullo sfondo il monte, simbolo della montagna sacra, il Sinai. Dinanzi ai discepoli non c'è solo il Maestro, ma il Risorto: una "cristofania", un'apparizione pasquale, un'epifania di "missione". Una missione che dura tutto il tempo della Chiesa e raggiunge ogni terra e ogni popolo oltre le frontiere di Israele. "Fare discepoli" è più che "insegnare" e la fede è trinitaria; il Battesimo è dato «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».

La «fine del mondo» è la meta finale verso cui converge la storia della salvezza; è il fine più che la fine, l'approdo più che il naufragio. Forse Matteo pensava la storia in sette millenni, che rifanno i sette giorni della creazione. Il Risorto si innalza su tutta la storia, come il Risorto dipinto da Piero della Francesca, sulla sua Chiesa che ora è solo «un piccolo gregge» di undici dubbiosi, ma che è destinata ad allargarsi al mondo.

L'affresco è come una finestra aperta sul paesaggio. In basso quattro soldati: non sono le guardie spaventate, ma i rappresentanti della Città che dormono tranquilli vegliati e protetti da Cristo. Il sepolcro assomiglia piuttosto a un altare. Il Risorto si erge imponente; la sua altezza è pari alla lunghezza del sepolcro, vigoroso, statuario, potentemente comunicativo (occhi grandi, sguardo intenso e fermo); non sta uscendo dal sepolcro; sta sopra di esso; tiene piantato il vessillo crociato della vittoria fuori della tomba; non c'è l'evento del risorgere, ma la permanente presenza del Risorto che veglia, protegge. Lo sguardo, seguendo il paesaggio, sale verso i monti e verso il cielo. Il Risorto è roccia di salvezza che non delude.

La comunità cristiana è consapevole di essere un popolo speciale, consacrato per l'evangelizzazione di tutte le genti, per dare testimonianza a Cristo davanti a tutti gli uomini. "Essa (la Chiesa) esiste per evangelizzare" (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi"). Questo popolo è esposto a prove, tentazioni, difficoltà, tribolazioni e persecuzioni come Gesù stesso. Inoltre i suoi membri possono cadere nell'errore e nel peccato, dando luogo a eresie, scismi, corruzione morale, compromessi mondani. Malgrado ciò la Chiesa rimarrà indistruttibile e viva per tutti i secoli. Gesù crocifisso e risorto l'accompagnerà e le darà sostegno in ogni tempo. Gli apostoli e i primi cristiani sono consapevoli che stanno dando testimonianza a Cristo, non come a un personaggio defunto, ormai relegato nel passato, ma al Messia risuscitato dalla morte, vivente e presente nella storia in un modo reale e concreto, anche se diverso da come lo era prima durante la sua vita terrena. Ripetono che attraverso i suoi inviati è lui stesso il protagonista della missione, che viene a offrire la salvezza a tutte le nazioni. Lo Spirito Santo non supplisce la sua assenza, ma attua la sua nuova presenza.Mons Angelo Sceppacerca1 giugno 2014
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