6 Gennaio - Epifania | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

6 Gennaio - Epifania

Liturgia: Is 60, 1-6; Sal 71; Ef 3, 2-3.5-6; Mt 2, 1-126 Gennaio - Epifania I Magi, pur essendo stranieri, chiamano il bimbo re dei Giudei. I gentili troveranno la salvezza per mezzo di questo bimbo la cui manifestazione (epifania) è preludio della passione (sulla croce ci sarà proprio quel titolo). Nessuno sa dove è Gesù. Solo sotto la spinta dei Magi gli scribi ricorderanno. Il vangelo si era aperto col libro della genealogia di Gesù, oggi è sottolineato il dove è nato. Sono i gentili che cercano Gesù.

Erode sta nel suo palazzo, non cerca e non si muove; i Magi si legano a un vago segno celeste e partono prima ancora di aver capito. Erode fa interrogare le scritture, ma non le comprende perché insegue il potere, vuole strumentalizzarle a proprio uso; i Magi sono attirati da un segno che porta alla parola e mostrano di essere loro gli eletti da Dio che sceglie e attira l'uomo irresistibilmente. Il segno della stella unito alla parola delle scritture porta al pieno significato, perché fa sì che sia lo Spirito Santo a condurre.

I magi sono la primizia dei popoli pagani che giungono alla fede in Gesù Cristo. Possono essere considerati figure emblematiche di coloro che cercano la risposta alle grandi domande sull’uomo e su Dio, con la luce della ragione sostenuta dalla grazia dello Spirito Santo, che opera segretamente nell’intimo di ogni persona umana, a qualunque popolo e cultura appartenga.

I magi sono dei sapienti: astronomi, filosofi e teologi nello stesso tempo. Hanno sete di verità e di salvezza. Desiderano la conoscenza che serve per la vita. Cercano risposte scrutando il cielo. Ed ecco, vedono splendere nella notte una stella straordinaria, che essi interpretano, secondo la loro cultura, come segno della venuta di un grande re salvatore. Poi giunti a Gerusalemme, scrutano le Sacre Scritture degli Ebrei. Si mettono in ascolto della rivelazione profetica. Guidati dal segno cosmico della stella e dalla rivelazione storica contenuta nella Scrittura, arrivano finalmente all’incontro con il Salvatore. E sono ricolmati di gioia, perché in lui trovano la risposta ai più profondi desideri del cuore. Si prostrano in adorazione davanti al Signore e gli offrono i loro tesori. Questo gesto bene simboleggia la pienezza della fede, cioè l’adesione consapevole, l’affidamento incondizionato e il dono totale di se stessi.

I magi hanno molto da insegnare all’uomo contemporaneo. Per giungere alla fede, bisogna innanzitutto porsi le grandi domande sul senso della vita: da dove vengo? Dove sto andando? Che cosa posso sperare? Che cosa devo fare? Perché esiste il mondo? Esiste Dio? Che cosa c’è dopo la morte? Quale è il valore della persona umana? Perché devo amare gli altri? Chi cerca con passione la verità, prima o poi la trova, e, incontrando Gesù Cristo e il suo Vangelo nella Chiesa, giunge alla fede che lo rende lieto nella speranza e gli dà il coraggio di fare il bene anche con sacrificio. Purtroppo molti oggi non cercano e non bussano. Il principale ostacolo per la fede oggi è l’indifferenza, la mancanza di interesse per la verità, la rimozione delle grandi domande. Che il Signore conceda a tutti un’ardente sete di verità, da cercare, come fecero i magi, attraverso i segni del cosmo e della storia, con la luce della ragione e con l’ascolto e la meditazione assidua della parola di Dio consegnata a noi nella Sacra Scrittura. Cercare la verità per incontrare Cristo ed entrare sempre di più nella sua intimità. «Questa è la vita eterna: che conoscano te, o Padre, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3).Mons Angelo Sceppacerca6 gennaio 2015
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