Domenica 4 Ottobre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 4 Ottobre

Liturgia: Gen 2, 18-24; Sal 127; Eb 2, 9-11; Mc 10, 2-6Domenica 4 Ottobre In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Due incanti come due guglie della stessa montagna: il matrimonio come unione fedele e indissolubile dell’uomo e della donna; l’accoglienza dei bambini e il rispetto della loro dignità di persone e figli di Dio. E’ l’adorabile vangelo di questa domenica.

Due cime da scalare, passo dopo passo. Per questo Mosè aveva ordinato che, se il marito avesse deciso di ripudiare la moglie, doveva darle un documento scritto perché potesse dimostrare di essere libera. Si trattava di una concessione a motivo della durezza di cuore, ma in contrasto con l’intenzione originaria di Dio. La durezza di cuore (sclerocardia) è una sclerosi spirituale e culturale che rende insensibili come la pietra. Non solo non si riesce a vivere i valori di autentica umanità, ma non si riesce neppure a capirli. Non si capisce più l’amore come dono di sé a un’altra persona, come dono reciproco e comunione. Si entra nella logica del potere e del possesso che riduce l’altro a strumento per il proprio piacere e per la propria utilità. Allora l’incontro e la convivenza diventano convergenza di interessi e di egoismi; convergenza precaria, esposta alla conflittualità e alla separazione. La eventuale venuta dei figli può essere rifiutata perfino con l’aborto oppure può essere pretesa a qualsiasi costo come un possesso per la propria gratificazione, calpestando in ambedue i casi la loro dignità di persone.

Nel progetto creativo Dio ha voluto e vuole un’unità duale tra l’uomo e la donna. Li ha creati e li crea due perché diventino uno nell’amore a somiglianza delle Tre Persone divine che sono un solo Dio. L’uomo e la donna sono diversi fisicamente e spiritualmente in vista del dono reciproco, dell’interazione, della crescita e felicità propria di ognuno. Sono chiamati a diventare una sola carne (quasi un solo essere umano) nella vita comune, nel rapporto sessuale, nei figli che derivano da ambedue. La sessualità è altruismo scritto nell’anima e nel corpo, differenza nell’eguaglianza in vista del dono reciproco e della comunione. L’uomo e la donna sono ambedue esseri umani, di pari dignità; ma hanno anche importanti diversità. Soprattutto ognuno dà all’altro il potere di procreare e di diventare genitore. L’amore valorizza e armonizza le differenze e ne fa un dono reciproco.

“Lasciate che i bambini vengano a me”. Nella famiglia l’amore fa condividere il vissuto quotidiano, il presente e il futuro, la totalità della vita. Porta i genitori a elargire ai figli i beni materiali e spirituali, dedicandosi alla loro cura ed educazione in modo proprio e insostituibile, basato sul clima di amore e fiducia reciproca, sulla testimonianza e l’esempio, nell’esperienza vissuta e l’esercizio quotidiano. Tutti i membri della famiglia si educano reciprocamente. I coniugi si educano l’un l’altro; i genitori educano i figli e anche i figli educano i genitori.

Oggi inizia il Sinodo sulla famiglia. Si attribuisce a Giovanni Paolo II questo detto: Non si deve abbassare la montagna; ma bisogna aiutare le persone a salirla, ognuna con il proprio passo. E’ compito della Chiesa additare la montagna in tutta la sua altezza, cioè insegnare integralmente (senza sconti) la verità. Nello stesso tempo è compito della Chiesa accompagnare maternamente nella salita i passi delle persone, cioè aiutarle a vivere la verità secondo la loro capacità di comprendere e mettere in pratica. Le norme morali sono uguali per tutti, ma la responsabilità davanti a Dio è propria di ciascuno.Mons Angelo Sceppacerca4 ottobre 2015
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