Domenica 29 ottobre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 29 ottobre

Liturgia: Es 22, 20-26; Sal 17; 1Ts 1, 5-10; Mt 22, 34-40Domenica 29 ottobre

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

È la vetta del Vangelo, il più grande comandamento. Tutto, parole e gesti di Gesù, trova sintesi e significato in questo comando. All'amore si risponde con l'amore e quello per l'altro è via per rendere a Dio il bene che riceviamo ogni giorno, anche attraverso il prossimo. Il secondo - l'amore del prossimo - è simile al primo, l'amore di Dio. I due comandamenti sono simili perché in Gesù Dio e l'uomo sono diventati simili. Ad unire i due comandamenti non è il destinatario oggetto dell'amore, ma proprio l'amore. E l'amore non dipende dalla Legge, ma al contrario, tutta la Legge dipende dall'amore. Dipende è lo stesso che "pendere", "stare appeso". È la descrizione della morte del Signore che dà a noi la vita. La sua Pasqua mostra nei fatti come si fa ad amare Dio e il prossimo.

Questa domanda dei farisei – anche questa! – è fatta per mettere Gesù in difficoltà, farlo inciampare dopo che aveva chiuso la bocca ai sadducei. Gesù risponde con forza che il più grande non è uno, ma due comandamenti e che "il secondo è simile al primo". Da Gesù in poi i due comandamenti non si possono più citare separati l'uno dall'altro. Perché il secondo è simile al primo comandamento? Perché il Verbo si è fatto carne. Perché il Figlio di Dio è venuto tra noi. Perché il Figlio di Dio è Figlio dell'uomo, unendo in modo assoluto l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Anche San Paolo afferma che tutta la legge "si ricapitola in questa parola: amerai il prossimo tuo come te stesso. La pienezza della Legge è la carità".

Le dispute di Gesù con sommi sacerdoti, anziani del popolo, farisei e sadducei, preludono alla sua cattura. Gerusalemme è in agitazione, divisa tra la folla sbalordita per la dottrina di questo profeta e i suoi oppositori che preparano la congiura. La disarmante chiarezza di Gesù intimorisce mentre si percepisce l'ostilità di quella città sulla cui durezza Gesù stesso piangerà. Siamo anche dinanzi al contrasto che divide il cuore dell'uomo tra la scelta di Dio e il rifiuto della sua paternità. La domanda del dottore della legge è pretestuosa e nasce dall'incredulità dell'uomo che resiste alla fede. Gesù rimanda allo "Shemà Israel" che apriva la preghiera ripetuta tre volte al giorno da ogni giudeo: "Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza".

"Il regno mira a trasformare i rapporti tra gli uomini e si attua progressivamente, man mano che essi imparano ad amarsi, a perdonarsi, a servirsi a vicenda". (Redemptoris Missio)

"Gesù ha reso breve la Parola... L'intera fede si risolve in quest'unico atto d'amore che abbraccia Dio e gli uomini". (Benedetto XVI)

"Ho visto l'amore delle frecce, / 'io amo te': arco teso / contro un bersaglio, dove io è il soggetto / e te un complemento, oggetto di una mira, / un caso accusativo. / Ho letto in una lingua antica: / E amerai 'al' tuo compagno come te stesso / (veaavtà lereacà camòca). / Un errore in grammatica, / non un errore in cuore. / Porta amore a qualcuno / porgi il te stesso / ma fino alla soglia. / Fa' che si chini per alzarlo a sé, / mai che debba staccarselo di dosso. / Fa' che non sia proiettile / contro sagoma attinta, / ma la deposta offerta". (Erri de Luca)

Mons Angelo Sceppacerca29 ottobre 2017
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