Domenica 4 marzo - Terza di Quaresima | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 4 marzo - Terza di Quaresima

Liturgia: Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1, 22-25; Gv 2, 13-25Un'immagine di Gesù del film di Zeffirelli

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

La scena di Gesù che scaccia i venditori dal Tempio di Gerusalemme è così vivida e movimentata da attirare tutta quanta la nostra attenzione, col rischio di lasciare in ombra quello che più conta. I giudei avevano chiesto a Gesù “un segno” che giustificasse la sua azione e il Signore, in risposta, lancia una misteriosa sfida: “distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere”. Solo dopo la risurrezione gli apostoli capiranno che il tempio di cui parlava Gesù era il suo corpo. Solo alla luce di Pasqua si comprende il rapporto fra il tempio profanato dai mercanti e il corpo di Gesù straziato sulla croce e risorto glorioso.

Alludere alla risurrezione era blasfemia. Se il tempio rappresenta l’ombelico che congiunge terra e cielo, con Gesù questo “luogo” non sarà più localizzato, ma sarà lui stesso il vero tempio di Dio, un corpo di cui lui è il capo e i credenti sono le membra. Gesù è il nuovo santuario, la Chiesa, suo corpo, è la dimora di Dio che abita nel cuore dei credenti, anch’essi pietre vive dell’edificio spirituale. La religione degli uomini, nata dal basso, è superata. La vera religione è “dall’alto”, nel senso della grazia: Dio stesso si fa presente e visibile – udibile – nella persona e nella parola del Figlio. Lui è la tenda di Dio in mezzo al suo popolo.

Il tempio di Gerusalemme trasformato in mercato per la compravendita di buoi, pecore e colombe e per il cambio delle monete “impure” in quelle “pure” coniate dal tempio stesso. Il tempio di Gerusalemme era al centro della città, come in tante altre città antiche. Oggi al centro non c’è più il tempio, luogo di incontro fra Dio e l’uomo e dell’uomo con l’uomo-fratello, ma l’economia, la Borsa, il mercato totale. Gesù rovescia la casa del mercato perché torni ad essere la casa del Padre e della fraternità.

Siamo in piena quaresima. Questa parola ci incoraggia ad arrivare in fondo al cammino irto di tentazioni, fatica e scoraggiamento. L’Agnello ci attende sul Golgota, di passaggio, e nel giardino lì accanto, dove si mostrerà di nuovo in piedi, vivo e risorto. L’Agnello ha preso il posto di JHWH e il suo sacrificio ha preso il posto di quelli dell’uomo ridotti a un puro mercanto.

Mons Angelo Sceppacerca4 marzo 2018
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