Commento al Vangelo
Domenica 18 marzo - Quinta di Quaresima
Liturgia: Ger 31, 31-34; Sal 50; Eb 5, 7-9; Gv 12, 20-23In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
I quaranta giorni della quaresima corrono veloci. Domenica prossima sarà quella delle palme e quella successiva, infine, Pasqua. Di questo avvicinarsi dei grandi giorni santi è prova il Vangelo di oggi nel quale Gesù stesso dichiara che “è venuta l’ora”. In quest’ora si svela il segreto messianico di Gesù: non è colui che rovescia gli imperi e porta guerra agli occupanti, ma è il chicco di grano caduto e sepolto nella terra e che porterà il frutto del pane; Gesù è colui che, inchiodato e innalzato da terra sul palo della croce, attirerà tutti a sé e al Padre. Tutti, non solo gli ebrei, ma anche gli altri, persino i greci.
La versione latina chiama gentiles, cioè appartenenti alle genti e non al popolo eletto, questi greci. Sono persone che la Scrittura chiama timorati di Dio, pagani che hanno conosciuto la fede ebraica e vi hanno aderito; non sono ebrei perché nessuno può diventare ebreo, ma vengono accolti sino a certi livelli nella pratica della fede ebraica. Qui dice che “erano saliti per il culto durante la festa”.
Filippo e Andrea, interpellati dai greci, sono gli unici, tra i dodici, a portare un nome greco. A loro i greci chiedono di “vedere Gesù”. Per un greco dire vedere è lo stesso che dire conoscere (come per un ebreo dire ascoltare è lo stesso che dire conoscere). La loro è dunque una richiesta che deve essere intesa in modo forte, in senso profondo: i greci chiedono la luce della fede.
La risposta di Gesù col discorso sul chicco di grano che muore è la più vera e fedele: vedere Gesù significa vedere la sua sofferenza e la sua croce. Per il vangelo di Giovanni croce e gloria coincidono! La croce, infatti, è l’immensa rivelazione del mistero di Dio, perché Dio è Amore e la croce lo svela pienamente. Ora si capisce il paragone col chicco di grano: se non muore, rimane solo, se muore, porta molto frutto. Tutto il frutto – la salvezza di tutti, greci compresi! – viene dalla morte di quel solo chicco di grano, il migliore fra tutti.
La crocifissione non è uno scherzo. E’ la forma più atroce di tortura e sofferenza. Si capisce il turbamento di Gesù: è lo sconvolgimento della psiche, l’angoscia dell’anima. Nonostante, Gesù fa prevalere l'abbandono nella fede. Il grido di abbandono, sulla croce, vertice sconfinato della prova ultima, non è l’abbandono della fede, il grido dello scomunicato, ma l’abbandono nella fede, il grido del figlio che si getta tra le braccia del padre e che nella sua ferita – lo squarcio del cuore – riapre tutti i sentieri interrotti dal peccato tra l’uomo e Dio. Gesù chiede solo che sul suo annientamento risplenda in piena luminosità la gloria del Padre, la verità di Dio: il suo amore di Padre.
Mons Angelo Sceppacerca18 marzo 2018