Domenica 6 maggio - Sesta di Pasqua | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 6 maggio - Sesta di Pasqua

Liturgia: At 10, 25-27.34-35.44-48; Sal 97; IGv 4, 7-10; Gv 15, 9-17Domenica 6 maggio - Sesta di Pasqua

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Il Vangelo di questa domenica parla dell'amore. In soli otto versetti “amore” è presente nove volte; eppure facciamo fatica a parlare di amore nei nostri discorsi religiosi, nonostante sia una parola molto diffusa, inflazionata. Basta aprire un qualunque motore di ricerca in Internet per vedere come sono migliaia i luoghi dove appare la parola “amore”: cartolerie, shopping, chat-line, forum, libri, poesie, immagini, ricorrenze, auguri… Si usa la parola “amore” per dire cose celestiali, ma anche cose turpi, abominevoli. Anche un suo sinonimo, “carità” è divenuto ambiguo, perché spesso identificata con la semplice elemosina.

Tutta la rivelazione di Gesù è racchiusa nella parola agape, che è anche il suo comandamento. Questo amore segue una via discendente: il Padre ama Gesù, Gesù riama il Padre e ama i discepoli dello stesso amore, i discepoli devono amarsi reciprocamente. In parole semplici: l'amore per il Vangelo è un dono che scende dall'alto e il nostro amore è un rimanere nell'amore di Dio comunicatoci in Gesù. Gesù è l'anello di congiunzione che ci lega a Dio e fra di noi, per questo è il sacramento di Dio. Si comprende come le due visioni dell'amore – quella di Gesù e quella della mentalità comune – non solo sono differenti, ma semplicemente opposte. Quella di Gesù è verticale: parte da Dio, ci raggiunge, tocca tutti gli altri fratelli, ritorna a Dio. Quella del mondo è orizzontale e unidirezionale, nel senso che è egocentrica: porta tutto a se stessi, consumando gli altri e le cose. E' per questo che Gesù dice che l'amore è il suo comandamento, che l'amore cristiano è il primo dei precetti: per evitarne un uso privato, egoistico. La riprova sta nel fatto che tutti i mali del mondo dipendono proprio dal non voler rispettare questo comandamento, affidandosi solo all'arbitrio di ognuno: senza questo amore crollano i matrimoni, fallisce la vita religiosa, la legge della violenza domina i rapporti, l'infelicità dilaga e i poveri hanno sempre più fame.

Chiara Lubich ha spiegato al meglio questo Vangelo:
"Quando Gesù ha detto queste parole? Egli parla così prima che inizi la sua passione. Pronuncia un discorso che è il suo testamento, di cui queste parole fanno parte. Se quello che dice un padre prima di morire, non si dimentica più, che sarà delle parole di un Dio? Egli sta per morire... Come può fare Egli a rimanere fra i suoi per portar avanti la Chiesa? Gesù è presente nell'Eucaristia, ma anche dove si vive l'amore vicendevole. Nella comunità la cui vita profonda è l'amore reciproco, Egli può rimanere presente e attraverso la comunità può continuare a rivelarsi al mondo. L'amore reciproco crea l'unità e il mondo, di fronte all'unità, crede in Lui".

Mons Angelo Sceppacerca6 maggio 2018
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