Domenica 27 maggio - SS.ma Trinità | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 27 maggio - SS.ma Trinità

Liturgia: Dy 4, 32-34.39-40; Sal 32; Rm 8, 14-17; Mt 28, 16-20Domenica 27 maggio - SS.ma Trinità

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Il beato Paolo VI, uomo pensoso e fervido credente, scrisse il suo "credo": "Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore delle cose visibili, invisibili e Creatore in ciascun uomo dell'anima spirituale e immortale. Noi crediamo che questo unico Dio (...) è Colui che E', ed egli è Amore: cosicché questi due nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa Realtà divina di colui che ha voluto darsi a conoscere a noi (...). Dio solo può darci la conoscenza giusta e piena di se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita noi siamo chiamati per grazia di lui a partecipare, quaggiù nell'oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua, l'eterna vita".

La domanda di Mosé al popolo smarrito nel deserto – vi è mai stata cosa più grande di questa: che un popolo abbia udito la voce di Dio? – è l'intuizione credente che l'inimmaginabile è divenuto accessibile e l'inaudito sperimentato. In Gesù, poi, la voce, la Parola di Dio, si è fatta visibile, carne dell'uomo. Gesù, porta di accesso al mistero del Dio cristiano, al termine della sua vicenda terrena, convoca i suoi sul monte dinanzi al mondo e li manda perché tutti gli uomini conoscano e vivano di questo Dio. Gesù ha compiuto la sua opera di rivelazione, ma non termina la sua presenza; anzi, proprio lo speciale rapporto che il risorto ha con ogni uomo è la motivazione dell'universalità della missione della Chiesa. Il Vangelo del Dio cristiano deve essere annunciato ad ogni uomo, perché Gesù è la verità dell'uomo.

Il mistero abissale e ineffabile di Dio – dei Tre che sono Uno! – non solo si è svelato e reso vicino nella persona e nella vita di Gesù, ma proprio per questo ci dice che anche la vita degli uomini è modellata sulla vita di Dio. C'è un passo ispirato del Vaticano II, nella Costituzione Gaudium et Spes, che lo dice con parole semplici e vertiginose: "Il Signore Gesù quando prega il Padre perché tutti siano una sola cosa, come io e te siamo una cosa sola, mettendoci davanti orizzonti impervi alla ragione umana, ci ha suggerito una certa similitudine tra l'unione delle persone divine e l'unione dei figli di Dio nella verità e nella carità. Questa similitudine manifesta che l'uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé". Significa che la somiglianza dell'uomo con Dio è connessa – legata! – alle relazioni interpersonali, all'amore tra le persone umane: la sola analogia possibile con le relazioni tra le Persone divine della Santissima Trinità.

Il centro del Vangelo rimanda all'altro. Teresa, l'adolescente entrata nel Carmelo di Lisieux a 15 anni e morta a 24, la più giovane "dottore della Chiesa", scoprì nella sua breve vita la partecipazione alle relazioni trinitarie proprio nel rapporto con le altre sorelle: reciprocità e gratuità, abbassamento (piccolezza) e carità. La piccola Teresa scoprì, proprio nell'amore all'altro, la chiave per aprire il mistero di Dio che è Padre, Figlio e Spirito. Se un filosofo ha scritto che "l'altro è l'inferno", il cristiano sa che l'altro è il suo cielo.

Mons Angelo Sceppacerca27 maggio 2018
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