Commento al Vangelo
Domenica 5 agosto
Liturgia: Es 16, 2-4.12-15; Sal 77; Ef 4, 17.20-24; Gv 6, 24-35In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Il Vangelo è un'indagine su Gesù. Una ricerca di Lui, non dei discepoli. Anche la Chiesa deve ricordare che il Signore è l'oggetto della ricerca. In realtà è Dio che cerca l'uomo, ma non si dà nessuna relazione col Padre se non attraverso Gesù. Lui è il significato di tutto. Anche della manna mangiata dai padri nel deserto: "La manna sono io".
Cercano Gesù. Non li muove la fede, ma una curiosità superficiale. E Gesù li invita ad un livello più profondo d'incontro, rimproverandoli che nella moltiplicazione dei pani non avevano intravisto la sua divinità. E se Lui non è Dio a cosa serve il resto?
Il Signore non si vede, non si sa dove sia andato. In realtà la Scrittura dice sempre la stessa cosa: è Dio che cerca l'uomo e non si dà relazione col Padre se non attraverso Gesù. Il cibo che dura sempre è trovare Lui dentro la nostra vita. La sua presenza dà valore a ogni persona e a ogni esperienza, è il significato di tutto, anche della malattia.
Giovanni spiega il pane, simbolo della vita, dopo quello dell'acqua alla donna samaritana. Certo, l'acqua è necessaria, ma nel pane c'è anche il lavoro, la relazione, la condivisione. Gesù spiega il pane dopo averlo dato a tutti e tutti erano contenti perché avevano mangiato e ne aspettavano altro. Cercano Gesù perché quel pane li ha saziati, mentre è lui il pane essenziale che contiene la vita eterna che vince la morte perché lui porta l'amore del Padre. E come la samaritana ha avuto desiderio di quell'acqua che dà la vita eterna, così anche a Cafarnao è salita la domanda: Dacci questo pane! Alla samaritana Gesù ha detto: "Io-Sono". E a Cafarnao dice: "Io-Sono il pane della vita". L'oggetto della fede è lui, inviato dal Padre e pane dal cielo. Un pane così lo si chiede, ma non lo si compra. È sempre un dono, come la fede, il vedere. La fede è la grande opera che Dio chiede ai discepoli di ogni tempo: credere "in colui che egli ha mandato".
Mons Angelo Sceppacerca5 agosto 2018