Domenica 7 ottobre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 7 ottobre

Liturgia: Gen 2, 18-24; Sal 127; Eb 2, 9-11; Mc 10, 2-16Domenica 7 ottobre

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Nella cultura antica (solo in quella?) la donna era considerata possesso dell'uomo. E le leggi regolavano (come oggi) i fallimenti. Il Vangelo non parla solo dell'altro mondo, ma innanzitutto di questo che lo prepara. Certo, la meta è la vita eterna, ma si raggiunge con una vita di sequela, di discepolato. Le indicazioni raccolte dall'evangelista Marco sono rivolte a tutti, non solo alla ristretta cerchia degli apostoli. Essendo la condizione matrimoniale e familiare la più diffusa, se ne discute anche con Gesù e gli chiedono il suo pensiero nei confronti della legge ebraica allora vigente e, più in generale, verso gli usi e i costumi pagani del suo tempo. Gesù, però, sposta il livello del suo messaggio – il vangelo, appunto – ben al di sopra delle consuetudini pagane e della stessa legge mosaica, riconducendo lo sguardo al progetto originario di Dio sull'uomo e sulla donna. Originario nel senso delle origini, della creazione, dunque a livello della natura stessa della persona umana.

L'indissolubilità che propone Gesù non è una legge, ma un Vangelo, una bella notizia, e solo una libertà educata ad amare e affrontare le difficoltà è in grado di realizzare questo progetto. Eva (in principio…) fu tratta dal fianco di Adamo. Ogni persona nasce come tale dalla ferita del cuore che lo ama e lo fa vivere.

Nel progetto originario di Dio il rapporto uomo-donna non è qualcosa di semplicemente utile per propagare la specie, un istinto la cui soddisfazione dà piacere, ma proprio l'essere maschio e femmina, è immagine e somiglianza di Dio; il che vuol dire che la relazione tra i due è l'immagine di Dio; né il maschio, né la femmina è immagine di Dio; la relazione tra i due è immagine di Dio, perché Dio è amore.

L'uomo esiste perché è diverso da Dio, se no, non esisterebbe. La diversità è il principio della vita, l'accettazione della diversità. E la diversità però, richiama anche il limite. Il fatto che uno sia maschio, l'altro femmina richiama che né l'uno né l'altro è completo per dare e trasmettere la vita, ma anche per qualcosa di più profondo, per essere sé stesso. Perché uno è sé stesso in quanto sa donare la vita e sa donarsi. L'alternativa è quella di vivere la diversità/alterità o come luogo di possesso, aggressività, potere, dominio., oppure come luogo di dono, perdono, amore.

Mentre i farisei parlano di "divisione", Gesù parla di "unione", che è il "principio" della vita cristiana.

Mons Angelo Sceppacerca7 ottobre 2018
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